Incontro a Palazzo Chigi con i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Jobs act: resterebbe il reintegro per i licenziamenti disciplinari «previa verifica della fattispecie»
Alla fine il premier pensava di aver trovato un abbozzo d’accordo. Tanto è vero che il premier Renzi rivedrà i sindacati il prossimo 27 ottobre. Ma forse non è così almeno per la Cgil, che mantiene le distanze da palazzo Chigi. «Ci sono sorprendenti punti di intesa avrebbe infatti detto il premier, nel corso delle sue conclusioni, proprio ai sindacati nell’incontro a Palazzo Chigi, secondo quanto riferiscono alcuni presenti. Merito forse della nuova versione dell’articolo 18 che il premier ha presentato ai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, a Palazzo Chigi. Resterà inalterata la possibilità di essere reintegrati nel posto di lavoro nel caso di licenziamenti discriminatori e disciplinari «ma previa la specifica della fattispecie» ha spiegato Renzi ai sindacati. Tra gli obiettivi dell’esecutivo anche «la riduzione delle forme contrattuali». Nel maxiemendamento al Jobs act verranno infatti accolti alcuni emendamenti presentati dalla minoranza Pd. «Sono emendamenti condivisibili che mi sono stati suggeriti dal mio partito in particolare dalla parte che non sta con me», avrebbe detto Renzi, nel corso delle sue conclusioni. Nell’emendamento al Jobs act, ci sarà anche una norma per regolare la rappresentanza sindacale. Nella delega previsto anche l’ampliamento della contrattazione decentrata e azienda.
Renzi ha poi annunciato l’intenzione del governo introdurre nell’emendamento al jobs act la regolazione della rappresentanza sindacale e un ampliamento della contrattazione decentrata e aziendale. Il presidente del Consiglio ha sottolineato che si tratta di modifiche “condivisibili”, suggerite dal Pd, “in particolare dalla parte che non sta con me”.
Cgil
Un’apertura quella di Renzi che non ha convinto la Cgil. «L’unica vera novità dell’incontro di oggi è che ci saranno altri incontri. Le altre sono cose note» ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso al termine dell’incontro , sottolineando che questo è il primo incontro nei primi sette mesi di questo Governo. La Cgil conferma «il giudizio negativo sul modo in cui si sta proponendo l’intervento sul lavoro e troviamo tutte le conferme della necessità della manifestazione del 25 ottobre».
Cisl e Uil
Ma Renzi almeno un paio di obiettivi sembra averli raggiunti. Da un lato aver mostrato capacità di mediazione nei confronti della minoranza interna, accogliendo in parte le proposte fatte. Dall’altro aver diviso la compagine sindacale. La Cisl e la Uil infatti si sono mostrate decisamente più disponibili della Cgil nei confronti del governo. «Abbiamo riscontrato una disponibilità al confronto: avere la certezza che sui temi di lavoro, contrattazione e rappresentanza si dialoga con il sindacato lo vediamo come valore aggiunto» ha detto il segretario generale aggiunto di Cisl Anna Maria Furlan. La nuova forma contrattuale a tutele crescenti deve assorbire «tutto il precariato che abbiamo nel Paese» ha chiesto infatti al premier la Furlan. «C’è la positività di aver messo a calendario degli incontri. Il fatto di avere una data sulla legge di stabilità e gli incontri con Poletti sulla delega lavoro e decreti attuativi può rappresentare un momento di svolta nel rapporto tra governo e parti sociali» ha concluso la Furlan.
«Oggi Renzi ha fatto una scelta simbolicamente diversa in discontinuità con quella dei mesi precedenti.La valutazione è che forse, siamo in presenza di un cambiamento, di un atteggiamento del governo diverso verso le forze sociali» ha dichiarato il leader Uil, Luigi Angeletti.
Fiducia
Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia: così aveva esordito il premier nell’incontro a Palazzo Chigi. Presenti oltre al premier Renzi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e i ministri del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, dell’Economia Pier Carlo Padoan, della Pa Marianna Madia. Dall’altra parte, come detto, i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Luigi Angeletti e Geremia Mancini. Dopo il discorso introduttivo Renzi è passato subito al sodo: ci sono tre stabilimenti da salvare urgentemente, Termini Imerese, l’Ilva di Taranto e l’Ast di Terni: «sono le tre T di cui bisogna subito occuparsi insieme». Una concretezza apprezzata dai leader sindacali anche se poi, come abbiamo visto, i leader delle principali confederazioni si sono divise sull’operato del premier.
Ansa – 7 ottobre 2014