Francesco De Dominicis da Libero. Fare cassa sulla pelle dei malati: addio alle detrazioni fiscali sulle spese sanitarie per chi ha un reddito superiore ai 75mila euro lordi l’anno. Chi guadagna circa 3.500 netti al mese non avrà più alcun beneficio tributario, per tutte le spese mediche, di qualsiasi tipo comprese quelle per le «malattie catastrofiche» cioè i tumori.
L’espressione – un po’ bizzarra, forse addirittura infelice – è contenuta in un documento riservato di palazzo Chigi sulla revisione della cosiddette « Tax expenditures ». Si tratta del piano segreto del governo di Matteo Renzi su sconti e agevolazioni fiscali. In totale sono 720 e valgono la bellezza di 253 miliardi di euro l’anno. Il dossier è gestito da Yoram Gutgeld, responsabile della spending review, in collegamento coi tecnici del Tesoro. I tagli decisi dall’esecutivo saranno annunciati nei prossimi giorni e vanno dalla sanità all’agricoltura, dalle famiglie alle imprese. Nel mirino di Renzi sono finite pure le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie (tra le poche misure in vigore che danno stimolo all’economia), destinate a calare dal 36% al 20% (forse di più). Il progetto del governo è diviso in 15 aree di intervento e genererà risparmi per 4 miliardi nel 2016-2017: più di 1,6 miliardi il primo anno e 2,3 miliardi nei secondi dodici mesi.
L’accetta di Gutgeld e Renzi colpisce ovunque. Il comparto sanità, anzitutto. La detrazione sulle spese mediche, fissata al 19%, resterà «piena» per i redditi fino a 55mila euro mentre calerà (la percentuale non è ancora decisa) fino a 75mila euro: oltre questa soglia niente sconti. L’ipotesi ha suscitato perplessità fra gli stessi tecnici che l’hanno scritta. Tuttavia, niente passi indietro: messe da parte le remore, è rimasta la tagliola sulla detrazione che si perderà «completamente anche con riferimento alle spese sostenute per patologie gravi». Per intenderci: nel caso di un tumore, un intervento chirurgico e le successive cure possono generare costi a carico di una famiglia anche superiori a 50-100.000 euro. E la perdita dei benefici fiscali, pure per chi ha un reddito dignitoso, ma non è certo ricco, può rappresentare un serio problema. Magari la rinuncia a operazioni in una clinica privata o a terapie assai costose. Ma tant’è. E la ragione del giro di vite sulla salute si trova nella tabellina con le previsioni di gettito: il recupero è pari a 278,5 milioni di euro l’anno, più di mezzo miliardo nel biennio 2016-2017.
Renzi non guarda in faccia nessuno e va avanti a testa bassa. Così, saranno toccati anche gli sconti sui contributi previdenziali per colf e badanti: anche in questo caso saranno introdotte due fasce di reddito (55mila e 75mila euro) con recuperi di gettito pari a 100 milioni in due anni. Stretta pure per le spese veterinarie che porterà benefici (per le casse dello Stato) pari a 3,2 milioni in 24 mesi.
Potrebbe essere ritirata, invece, perché si violerebbero gli accordi tra Italia e Vaticano, la cancellazione dell’esenzione Irpef per i medici del Bambin Gesù di Roma. I camici bianchi dell’ospedale pediatrico non pagano tasse sui redditi, mentre Renzi punta a fare cassa per 18,3 milioni nel 2016 e altri 10,9 milioni nel 2017, ma corre il rischio di irritare la Santa sede.
Sotto tiro, poi, l’autotrasporto: il giro di vite sarebbe graduale – 150 milioni (2016), 200 milioni (2017) e 250 milioni (2018) – e riguarda gli sgravi sul gasolio concessi sia al trasporto merci sia al trasporto passeggeri. Stretta da 100 milioni l’anno anche al trasporto merci su rotaia. Vale invece più di 420 milioni (nel biennio) la tagliola relativa all’accisa sul gasolio agricolo. E sarà eliminata la riduzione dell’imposta sui trasferimenti di terreni a coltivatori (316 milioni). Sparirà, poi, la detrazione forfettizzata dell’Iva e la forfettizzazione del reddito per gli agriturismo (31 milioni). Vita breve per l’agevolazione Irpef assicurata a chi acquistava immobili da affittare (10 milioni): era stata introdotta poco più di un anno fa (dicembre 2013). Destinata a far discutere è la sforbiciata agli sgravi sulle ristrutturazioni edilizie: l’idea è portare la detrazione dal 36% ad almeno il 20% con un recupero di gettito nel 2017 di 294 milioni. Quanto alle imprese, via il credito d’imposta per gli armatori (312 milioni), stretta al regime speciale Iva per l’editoria (111 milioni) e riduzione dell’accisa sul gas naturale per impianti industriali (120 milioni). E così si pregiudicano pure le prospettive di ripresa economica del Paese.
Libero – 24 aprile 2015