Sulle pensioni c’è però anche una piccola buona notizia, dovuta alle pressioni che nei giorni scorsi sono state fatte sul governo sia dall’opposizione e dai sindacati sia da settori della stessa maggioranza.
Un emendamento del relatore prevede infatti una correzione del congelamento dell’indicizzazione delle pensioni al costo della vita che era contenuto nel testo originario del decreto legge per i prossimi due anni. Sempre per il biennio 2012-2013, sale infatti dal 45% al 70% l’adeguamento all’inflazione delle pensioni medie, quelle fino al triplo degli assegni minimi (attorno ai 1.428 euro al mese). Resta confermata la piena indicizzazione per le pensioni inferiori e l’azzeramento per quelle superiori a cinque volte il minimo, pari a circa 2.380 euro mensili, per due anni.
La stretta, sia pure attenuata rispetto all’impianto iniziale della manovra, comporterà ugualmente risparmi consistenti: 420 milioni di euro nel 2012, 680 nel 2013 e altrettanti nell’anno successivo. La relazione tecnica stima infatti nel 22,3% la quota percentuale del monte pensioni relativo a trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo.
La sorpresa finale sul capitolo previdenziale dell’emendamento del relatore è pero ancora di segno negativo. Ci sarà infatti un ulteriore anticipo della norma che fa aumentare automaticamente per tutti l’età pensionabile in rapporto all’allungamento della speranza di vita. Il meccanismo scatterà infatti dal primo gennaio 2013 e non più dal 2014. In base alla norma, precisa la relazione tecnica, si stima che si andrà in pensione più tardi di 3 mesi dal 2013, mentre per i successivi adeguamenti triennali la previsione è di altri 4 mesi in più dal 2016 e così (4 mesi ogni tre anni) fino a circa il 2030 e intorno a tre mesi in più ogni tre anni fino al 2050. Tirando le somme, significa che, rispetto a oggi, nel 2050 si andrà in pensione 3 anni e 10 mesi più tardi.
Corriere.it -14 luglio 2011