Con un disavanzo di 2,32 miliardi il 2010 si conferma anche secondo i dati della Relazione sulla situazione economica del Paese, l’anno della maggiore frenata di spesa. Il dato è lo stesso già fornito prima dell’estate dalla Corte dei conti a cui l’Economia aggiunge nel dettaglio gli andamenti per singole voci di spesa. Nel dettaglio anche la voce dell’intramoenia dei medici pubblici. Nel 2010 è costato complessivamente 1,13 miliardi agli italiani pagare di tasca propria ricoveri, interventi chirurgici e visite specialistiche in regime di attività libero professionale, la cosiddetta intramoenia. Una spesa che va dai massimi di 33,2 euro a testa in Toscana ai minimi di 4,72 in Calabria. Poco più di 1,055 miliardi sono andati ai medici e altri 74,1 milioni sono finiti nelle casse di ospedali e asl.
Personale. La spesa ammonta a 36,618 miliardi, con un incremento dell’1,2% rispetto al 2009 (un incremento del 2,6% si era registrato nel 2009 rispetto al 2008) per l’incidenza degli oneri per i rinnovi contrattuali del personale dirigente 2008-2009 sottoscritti nel 2010 e l’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale 2010. Sul 2009 aveva pesato, invece, il rinnovo contrattuale del personale non dirigente 2008-2009. La spesa del solo personale sanitario assorbe circa l’80% di quella complessiva per il personale.
Beni e servizi. A questa voce sono andati nel 2010 32,911 miliardi con un incremento dello 0,2% (nel 2009 rispetto al 2008 l’incremento era stato del 4,7%). Per quanto riguarda i “beni” l’incremento è stato del 4,8% rispetto al 2009 quando però si era registrato un aumento del 7,3% rispetto al 2008. Alla minore crescita hanno contribuito secondo la Relazione – oltre alla distribuzione diretta dei farmaci – le procedure di acquisto di beni e servizi delle aziende sanitarie soprattutto nelle Regioni con Piani di rientro che hanno incentivato o coordinato l’aggregazione tra aziende negli acquisti, oltre che gli interventi di razionalizzazione dell’offerta sanitaria effettuati da alcune Regioni.
Per quanto riguarda i servizi la Relazione li distingue in sanitari e non sanitari, confermando la riduzione di spesa per quelli non sanitari già anticipata su Il Sole-24 Ore Sanità n. 34. Entrambi diminuiscono nel complesso dello 0,9% rispetto al 2009 contro l’incremento registrato in quell’anno del 4,9% sul 2008. Un risultato collegato soprattutto al minore ricorso alle consulenze sanitarie e non sanitarie. Ma a calare di più – o ad aumentare di meno – sono i servizi non sanitari: lavanderia, pulizia, mensa, riscaldamento ecc. salgono del 4,5% contro una crescita l’anno precedente del 6,9%; manutenzioni e riparazioni aumentano del 2,3% rispetto al 7,3% del 2009 sul 2008; il “godimento beni” di terzi aumenta del 3,3% contro il 6,8% rispetto al 2008. La minore crescita è legata secondo la Relazione soprattutto al minor impiego delle forme di leasing e di “service” da parte delle aziende sanitarie.
In diminuzione del 2,4% invece le spese amministrative e generali, assicurazioni, spese legali, utenze telefoniche, altre utenze che l’anno precedente erano aumentate del 4% rispetto al 2008. E si riducono sostanziosamente (da -38,9% a -22,5%) le spese per gli accantonamenti tipici, gli interessi passivi e gli oneri finanziari.
Medicina generale. Il costo complessivo di 6,539 miliardi è incrementato del 2,8% nel 2010, rispetto a un incremento del 4,8% nel 2009, anche in questo caso per l’incidenza dei rinnovi contrattuali contabilizzati in parte sul 2010.
Farmaceutica. Spesi 10,936 miliardi, con una diminuzione dello 0,6% rispetto al 2009. La dinamica dell’aggregato «è influenzata dal rafforzamento della distribuzione diretta dei farmaci in atto nei servizi sanitari regionali», spiega la Relazione.
Specialistica accreditata. È l’unica voce che nel 2010 aumenta di più che nel 2009: 6,l% rispetto al 4,3% dell’anno precedente. La causa: una maggiore «fruizione, in ambito ambulatoriale, di alcune prestazioni ritenute inappropriate in ambito ospedaliero» che affianca il rinnovo delle convenzioni Sumai.
Riabilitativa accreditata. Vale 1,971 miliardi, con un decremento nel 2010 dello 0,4%, in controtendenza rispetto al 2009 che aveva registrato un incremento dello 0,4% rispetto al 2008, anche per effetto di riclassificazioni contabili avviate dal 2008 in alcune Regioni, tra cui quelle sottoposte ai piani di rientro.
Integrativa e protesica accreditata. La spesa è di 1,869 miliardi, con un incremento dello 0,l%, rispetto al 3,3% registrato nel 2009 sul 2008.
Altra assistenza accreditata. Comprende: cure termali, medicina dei servizi, assistenza psichiatrica, agli anziani, ai tossicodipendenti, agli alcolisti, ai disabili e comunità terapeutiche. In tutto la spesa è stata di 6,296 miliardi, con un incremento del 5,2% nel 2010 (nel 2009 l’incremento rispetto al 2008 è stato del 5,9%). Anche in questo caso per il consolidamento degli effetti derivanti da alcune riclassificazioni contabili di alcune Regioni a partire dal 2008.
Ospedaliera accreditata. Comprende gli acquisti di assistenza ospedaliera da ospedali classificati, Irccs privati, Policlinici universitari privati e case di cura private accreditate. I costi ammontano a 8,992 miliardi, con un incremento dell’1,9% rispetto al 2009 contro un decremento dello 0,6% tra il 2009 e il 2008. All’incremento ha contribuito «sensibilmente» l’attività svolta, soprattutto dalle Regioni in Piano di rientro, per una migliore regolazione dell’accreditamento dei privati con l’assegnazione di tetti di spesa e l’attribuzione di budget.
Relazione sulla situazione economica del Paese 2010: l’intramoenia vale 1,13 miliardi
Poco più di 1,055 miliardi sono andati ai medici e altri 74,1 milioni sono finiti nelle casse di ospedali e asl. Nel 2010 è costato complessivamente 1,13 miliardi agli italiani pagare di tasca propria ricoveri, interventi chirurgici e visite specialistiche in regime di attività libero professionale dei medici pubblici, la cosiddetta intramoenia. Una spesa che va dai massimi di 33,2 euro a testa in Toscana e di 32,5 in Emilia Romagna, ai minimi di 4,72 in Calabria e di 5 in Molise, per una media nazionale di 18,64 euro pro capite. Quasi 20 centesimi in meno a testa nel giro di 12 mesi. E circa un milione in meno come spesa totale sul 2009, ma con un incasso che per il Ssn è intanto gradualmente diminuito di 122 milioni rispetto al boom di guadagni (1,19 miliardi) del 2007, mentre per i medici e per tutto il personale interessato il ricavo nello stesso periodo è cresciuto di 56 milioni e oggi incassano il 94% dell’intera somma contro l’87% del 2004.
A rivelare per la prima volta l’andamento economico nel 2010 dell’attività libero professionale intramuraria dei medici pubblici – come anticipato in un ampio servizio del settimanale «Il Sole-24 Ore Sanità» da oggi in distribuzione (www.24oresanita.com) – è la «Relazione generale sulla situazione economica del Paese nel 2010» del ministero dell’Economia, che curiosamente quest’anno è arrivata solo a fine dicembre proprio negli stessi giorni in cui il Consiglio dei ministri, col decreto legge milleproroghe, concedeva un anno in più di tempo (per tutto il 2012) per poter esercitare l’attività intramoenia negli studi privati dei medici e nelle strutture esterne e convenzionate con l’azienda sanitaria. Le Regioni in ritardo, peraltro, avranno tempo fino al 21 dicembre 2014 per attivare gli spazi per l’intramoenia all’interno di ospedali e asl: in cima alle inadempienti figuravano a fine 2010 Calabria, Sicilia, Campania e Abruzzo.
Stando ai dati ufficiali del Governo – che conferma il dato già noto del deficit sanitario totale 2010 di 22,32 miliardi – l’intramoenia ha segnato in questi anni un andamento a due velocità. Dal 2004 al 2007 c’è stata una vera e propria escalation: in quattro anni gli incassi sono saliti da 931 milioni e 1,19 miliardi, con una quota per il personale cresciuta da 815,6 a 999,6 milioni, mentre la parte spettante ad asl e ospedali è salita da 115,6 a 196,7 milioni. Con i cittadini che intanto in quattro anni hanno pagato di tasca propria 4 euro in più a testa: dai 16 euro del 2004 ai 20,2 del 2007. Dall’anno del boom degli incassi per medici e Ssn, poi, con l’applicazione della legge 120 del 2007 la curva ha cominciato a scendere e sostanzialmente a stabilizzarsi: 1,121 miliardi totali nel 2008, 1,131 nel 2009 e quindi 1,129 nel 2010. Con la quota rimasta nelle casse del servizio pubblico che però è contemporaneamente precipitata dai 196 milioni del 2007 ai 59,4 del 2008, per risalire ancora a 66,3 milioni nel 2009 e a 74,1 nel 2010. Mentre per il personale sanitario il guadagno dal 2008 (1,061 miliardi) al 2010 (1,055) è rimasto pressoché stabile, ma con 56 milioni in più in tre anni e 240 milioni aggiuntivi dal 2004.
Tra le Regioni a incassare di più è la Lombardia con 218 milioni, seguita da Emilia Romagna (143,8) e Toscana (124,6). Mentre il Molise realizza appena 1,63 milioni e la Basilicata 4,4. Sempre in Lombardia ai medici va la quota totale più alta con 235 milioni, seguita da Emilia Romagna (114 milioni) e Lazio (112). Emilia Romagna (29,5 milioni) e Toscana (27,4) realizzano però i maggiori incassi in favore di asl e ospedali, anche più della Lombardia (16,8 milioni su 218 totali), e sono anche in testa alla classifica come spesa pro capite a carico dei cittadini. Al Sud, dove gli spazi per l’intramoenia pubblica mancano di più, se non del tutto, vanno gli incassi più bassi: appena 190mila euro per asl e ospedali in Molise, 500mila euro in Sicilia, 1 milione scarso in Calabria. Da dove, poi, gli abitanti emigrano di più in cerca di cure fuori regione.
10 gennaio 2012 – il Sole 24 Ore Sanità