La sezione di controllo sugli enti della Corte dei conti ha pubblicato, con delibera 92/2011, la Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Inpdap per l’esercizio 2010. «Con 3,3 milioni di iscritti e 2,7 milioni di pensioni erogate la gestione dell’Inpdap si chiude nel 2010 presentando risultati decisamente improntati dallo squilibrio tra le entrate contributive e le uscite per le prestazioni pensionistiche, che ha toccato, in termini finanziari di competenza, l’ammontare di 7.049 €/milioni (5.865,2 €/milioni nell’esercizio precedente), squilibrio al quale si è aggiunto il consistente deficit relativo all’area delle prestazioni previdenziali (costituite essenzialmente dai trattamenti di fine servizio e di fine rapporto), passato dai 367,8 €/milioni del 2009 a 2.103,8 €/milioni.
Su quest’ultimo hanno influito le modifiche introdotte dal decreto legge n.78 del 2010 in ordine alle modalità di calcolo e di pagamento dell’indennità di buonuscita, del TFR e delle altre indennità corrisposte una tantum. La Relazione della Corte dei conti
Modifiche prevedenti la rateizzazione delle prestazioni di importo superiore a € 90.000 e l’applicazione, a decorrere dal 1° gennaio 2011, della disciplina relativa al TFR e dalle quali è derivato un sicuro effetto incentivante riguardo all’esodo, specialmente degli iscritti con emolumenti più elevati, intensificatosi nell’ultima parte dell’anno 2010.
La variazione in aumento nel 2010 dello sbilancio tra il gettito contributivo e la spesa per le pensioni, nella quale si riflettono i loro diversi tassi di crescita rispetto all’esercizio precedente, pari, per il primo, all’1,57% (in valore assoluto, da 50.439 a 51.228,8 €/milioni) e, per l’altra, al 3,51% (da 56.304,2 a 58.277,9 €/milioni), si pone in linea di continuità con i saldi negativi tra le due grandezze registrati sin dal 2007 e con la conseguente flessione del grado di copertura della spesa da parte dei contributi, passato dal 100% nel 2006 all’87,9% del 2010, con andamento sia pure non costante ma che evidenzia, come più volte già segnalato dalla Corte, il carattere strutturale del deficit pensionistico. Collegato questo a fattori esogeni, identificabili in sostanza nella flessione del numero dei contribuenti, principalmente per effetto delle politiche limitative del turn over nel pubblico impiego e, con riferimento all’onere pensionistico, nell’aumento, sia del numero che dell’ammontare medio annuo e della durata, dei trattamenti corrisposti dall’Istituto.
Il valore del rapporto tra iscritti e pensioni nel 2010 è risultato pari a 1,20, a fronte dell’1,24 dell’esercizio precedente.
Nel deficit pensionistico e previdenziale, in parte compensato dal saldo positivo tra le entrate e le spese in conto capitale (delle prime la maggior componente è rappresentata dall’a pporto da parte dello Stato per 6.221 €/milioni, a titolo di anticipazione di bilancio per il fabbisogno finanziario della gestione pensionistica, anticipazione ammontante nel 2009 a 5.627 €/milioni), trovano quindi il fattore causale preponderante le risultanze finanziarie, economiche e patrimoniali dell’esercizio 2010, consistenti in: un disavanzo finanziario di competenza pari a 2.338,9 €/milioni (793,9 €/milioni nel 2009; un avanzo di cassa di € 4.607,3 €/milioni (8.329,4 €/milioni nel 2009); un avanzo di amministrazione ammontante a 3.408,2 €/milioni (5.545 €/milioni nel 2009); un disavanzo economico di 9.025,1 €/milioni (5.198,1 €/milioni nel 2009); un avanzo patrimoniale netto pari a 285,9 €/milioni (9.311 €/milioni nel 2009), ridottosi in ragione del disavanzo economico.
Di minore dimensione finanziaria, ma non meno rilevante sotto il profilo dell’identità dell’I NPDAP, è il restante settore dell’attività istituzionale dell’ente, relativo alle prestazioni creditizie e sociali, in ragione del quale l’Istituto riveste un ruolo di primaria importanza sul piano del welfare del pubblico impiego. Ruolo rafforzatosi nel 2010 per effetto della successione in tutti i rapporti già intestati all’Ente nazionale di assistenza magistrale (soppresso con il decreto legge n.78 del 2010).
E’ risultata pari a 1.594,5 €/milioni la spesa impegnata nel 2010 per la variegata gamma di tali prestazioni, che vanno dalla concessione di prestiti a breve ed a lunga scadenza, nonché di mutui ipotecari edilizi, ai benefici di carattere sociale, quali le borse di studio e assegni universitari; le vacanze in Italia e all’estero per i giovani, figli ed orfani di iscritti; i servizi di ospitalità in favore sia di giovani studenti, presso i convitti di proprietà dell’INPDAP e quelli nazionali convenzionati gestiti dal Ministero dell’istruzione, università e ricerca, che di pensionati, nelle due case albergo per anziani gestite dall’Istituto; la formazione professionale dei giovani; l’assistenza, mediante convenzionamenti con le residenze sanitarie assistite, di pensionati non autosufficienti ed in condizioni sociali ed economiche disagiate.
Gli oneri relativi al funzionamento della struttura (spese per gli organi, per il personale e per l’acquisto di beni e servizi) sono ammontati nel 2010 a 576,4 €/milioni, con una leggera diminuzione della loro incidenza sulle spese correnti (0,84% a fronte dello 0,86% nel 2009).
Riguardo al modello di governo dell’INPDAP (innovato dal predetto decreto legge, con l’eliminazione del consiglio di amministrazione e la devoluzione dei relativi poteri al Presidente dell’Istituto) la Corte ha reiterato l’auspicio di un intervento normativo, eventualmente anche nell’ambito di una più ampia rivisitazione del sistema di governance dell’ente, a chiarimento dei rapporti tra le funzioni, di decisione, spettanti al Presidente e quelle, di proposta, intestate al Direttore generale, in materia di assetto organizzativo dell’INPDAP e di nomina dei dirigenti generali». (comunicato Corte dei conti – 13 dicembre 2011)