Dopo un 2022 tutt’altro che brillante, per la previdenza complementare il 2023 si è chiuso all’insegna di una sostanziale ripartenza. Anche se continuano ad essere visibili alcune criticità, come l’adesione ancora bassa di giovani, donne e lavoratori del Mezzogiorno. Dalla relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, proprio sull’attività svolta nel 2023, che è stata presentata ieri alla Camera dalla presidente facente funzione, Francesca Balzani, emerge anzitutto una crescita dei rendimenti che nei comparti azionari, in media, hanno fatto registrare un +10,2% per i fondi negoziali, +11,3% per quelli aperti e +11,5% per i Pip, i Piani individuali pensionistici. Le risorse sono lievitate del 9,1% toccando quota 224,4 miliardi (+9,1%), che salgono a 338 miliardi considerando anche quelle delle Casse di previdenza, arrivate a 114,3 miliardi dai 103,8 miliardi dell’anno precedente. E sono cresciuti a 19,2 miliardi anche i contributi incassati (+5,2%), così come gli iscritti: 9,6 milioni (+3,7%).
Una platea che vede salire, seppure leggermente (+1,7%), la partecipazione degli “under 35”, che rappresentano al momento non più del 19,3% del totale, e nella quale il “gender gap” resta marcato, con una presenza maschile del 61,7% e un picco del 72,7% nei fondi negoziali. Tra i segnali positivi, quello della crescita delle nuove adesioni di soggetti fiscalmente a carico, ovvero delle posizioni previdenziali attivate dalle famiglie per i figli.
La Covip si sofferma anche sulle zone d’ombra: «Donne, giovani, lavoratrici e lavoratori delle aree meridionali continuano a essere meno presenti nel sistema della previdenza complementare», si afferma nel dossier. E l’Authority ripete che «un’adeguata strutturazione del sistema previdenziale su più pilastri appare sempre più necessaria per mitigare i rischi specifici che interessano il sistema pensionistico di base e per aumentare la probabilità di conseguire prestazioni previdenziali nel complesso più elevate». Per centrare questo obiettivo vengono indicati anche alcuni possibili interventi. Come una rimodulazione degli attuali benefici fiscali, a partire dalla soglia di deducibilità dei contributi versati (fino a 5.164,57 euro), che «potrebbero trasformarsi in una contribuzione di ingresso nelle prime fasi lavorative».
Secondo la Covip, andrebbe anche consentito di riportare ad anni successivi gli spazi di deducibilità di cui non si è goduto nell’anno di riferimento: «ciò incentiverebbe la partecipazione di quanti hanno redditi più variabili, come i lavoratori autonomi». L’indicazione è abbastanza chiara: servono rapidamente alcune misure per rendere più appetibili le forme integrative. Il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello, a sua volta propone che «tutti i fondi siano tenuti a dare avviso agli aderenti “dell’inidoneità previdenziale” delle posizioni di infimo ammontare». Il presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti, ha espresso l’apprezzamento del mondo delle Casse di previdenza per l’aumento del patrimoni de degli investimenti.
A fine 2023 i fondi pensione erano 302: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici (Pip) e 161 fondi pensione preesistenti. Quanto alle adesioni, il 47,8% degli iscritti ha un’età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,9% ha almeno 55 anni. Gli iscritti versanti nel 2023, escludendo dal computo i Pip “vecchi”, sono stati 6,7 milioni, il 72,4% del totale: la contribuzione media è di 2.810 euro, con lievi differenze in base alla condizione occupazionale.
Tornando ai rendimenti, la Covip sottolinea che «nel 2023 la dinamica positiva dei mercati finanziari si è riflessa sui rendimenti di tutte le tipologie di linee di investimento, recuperando le perdite subìte nell’anno precedente». Le performance migliori sono state registrate nei comparti azionari. I risultati sono stati positivi anche nei comparti obbligazionari: gli obbligazionari misti hanno ottenuto il 7,2% nei fondi negoziali e il 4,4% nei fondi aperti. Rendimenti inferiori, ma sempre in crescita, si sono avuti, in media, nei comparti obbligazionari puri e in quelli garantiti. Nel dossier Covip si fa anche notare come su un periodo di osservazione decennale (da fine 2013 a fine 2023), i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collochino, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,2 e il 4,5%, superiori al rendimento medio delle linee obbligazionarie e anche al tasso di rivalutazione del Tfr, pari al 2,4% nello stesso periodo.