Infuria la polemica dopo la decisione di trasferire il registro tumori dallo Iov di Padova all’Usl 4 Alto Vicentino, un colpo di mano voluto dal top manager Mantoan che fa a pugni con il buon senso e il rispetto delle competenze. Rendendo assai più difficile poter consultare il registro al momento per le tesi di laurea dei futuri medici.
A sollevare per primi le perplessità sono stati il senatore Felice Casson e Claudio Sinigaglia del Pd che nel febbraio scorso hanno organizzato una conferenza stampa con l’appoggio dei medici e dei ricercatori dello Iov di Padova. Ora prendono posizione anche Antonino Pipitone (IdV) e Pietrangelo Pettenò, capogruppo della Sinistra veneta, che ribadiscono la propria contrarietà: «La decisione di spostare il Registro Tumori del Veneto dall’Istituto scientifico oncologico veneto, con sede a Padova, al Sistema epidemiologico regionale con sede a Thiene è completamente irrazionale». «Nella votazione ci siamo astenuti, perché la forzatura nell’aver voluto assegnare il Registro Tumori all’Ulss 4 Alto Vicentino e non allo Iov, la sua sede naturale e più opportuna, ci ha lasciato sconcertati», afferma il capogruppo regionale di Italia dei Valori Antonino Pipitone. «Non si comprende la testardaggine nel voler assegnare la titolarità del Registro Tumori ad una Ulss. Un servizio così importante va gestito da una struttura come lo Iov, riconosciuta ed importantissima, che possa avere tutte le condizioni di professionalità, esperienza, competenze e strutture. Non si può pensare di spostare una struttura sanitaria di respiro regionale e nazionale per portare vantaggio all’orticello di qualcuno. È un ragionamento da provinciali, dannoso e anacronistico». Per il Pd si tratta di una decisione assurda e anacronistica. «Deve essere chiaro che le conseguenze operative sono la concreta possibilità che una regione come il Veneto rimanga bloccata ai dati finora raccolti, situazione che va in direzione opposta a quella che sta caratterizzando la politica di qualunque altra regione come la Toscana e il Piemonte», conclude Sinigaglia.
Il Mattino di Padova – 2 agosto 2013