L’allarme non è peregrino. Anzi. Accade che le Regioni, chiamate dalla legge di Stabilità 2016 a contribuire nel 2017 per 3,98 mld, siano spaccate e non trovino un acccordo davanti al pressing dell’Economia. Che deve agire subito. Perché Regioni e Province autonome storcono il naso e reclamano mani libere, altro che mettere le mani nelle loro tasche. E non accettano di versare la loro quota: 420 mln. Che andrebbe a carico dlele Regioni ordinarie, tutte le altre.
Che a loro volta assolutamente non ci stanno. Questione di antichi dissapori con le (troppo) speciali cugine. E allora la cosa si sta complicando: da dove arriverebbero, nel caso, questi 420 mln? Ancora una volta dal bancomat-Sanità? Qualcuno lo teme, come Cittadinanzattiva-Tribunale del malato, che ha subito lanciato l’allarme. Benché poi, praticamente già “sotto elezioni”, non sarebbe facile a chichessia usare ancora il salvadanaio (vuoto) del Sn. E chi li voterebbe? Ma l’allarme ci sta, meglio mettere le mani avanti. Nno si sa mai.
E allora, ecco il comunicato del Tdm. Che non dice quali siano le Regioni che non vogliono pagare i 420 mln della contesa. Quello lo facciamo noi di Sanità24.
«Domani 2 febbraio nel corso della programmata Conferenza delle Regioni e Provincie Autonome le Regioni dovranno decidere come garantire il loro contributo alla finanza pubblica per il 2017, previsto dalla Legge di Stabilità 2016 e dall’Intesa Stato-Regioni di febbraio 2016, ma sembrerebbero ancora mancare all’appello circa 420 milioni di euro. Il rischio concreto è che si decida di prenderli ancora una volta dalle risorse per il Ssn, tagliando nuovamente il Fondo Sanitario Nazionale.
Giù le mani dai Lea. «Chiediamo a tutte le Regioni e al Governo – prosegue Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tdm – di scongiurare questa possibilità, poiché togliere 420 milioni al Ssn, vuol dire praticamente mandare in soffitta i nuovi Lea prima ancora della loro registrazione alla Corte dei Conti e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale O che alla prima revisione prevista per il 28 febbraio ci sia una riduzione delle prestazioni che saranno garantite ai cittadini». «Confidiamo nel Governo e nelle Regioni – conclude Aceti – affinchè facciano fronte comune per investire nel SSN bene comune, conquista irrinunciabile per i cittadini e strumento per garantire la democrazia nel nostro Paese».
Il Sole 24 Ore sanità – 2 febbrario 2017