Ieri la Conferenza delle Regioni all’unanimità è tornata a insistere con la richiesta di rivedere la misura inserita nell’ultimo decreto Pnrr – atteso in aula alla Camera il 12 aprile – e si dice pronta a bussare alla Corte costituzionale. La misura sposta i fondi per la sicurezza sismica degli ospedali previsti nel Piano nazionale complementare del Pnrr attingendo le risorse decurtate dal Fondo ordinario per l’edilizia ospedaliera, il cosiddetto articolo 20 dalla legge di bilancio che nel 1988 per prima lanciò un piano pluriennale per l’edilizia ospedaliera e che secondo l’Esecutivo non risulta impegnato per 2,2 miliardi. Somme residue che per il Governo possono essere usate per coprire lo spostamento dei fondi dal Pnrr. Ma le Regioni levano ancora una volta gli scudi chiedendo appunto l’abrogazione della norma del decreto Pnrr che taglia 1,2 miliardi alle regioni relativi a circa 200 interventi per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, o un impegno formale per la reintegrazione dei fondi. Se questo non dovesse avvenire le regioni sono pronte a rivolgersi alla Consulta. «Utilizzeremo tutti i canali della collaborazione e anche quelli di non collaborazione, se necessario, per tutelare il più possibile il Servizio sanitario nazionale. Da un’interlocuzione informale abbiamo visto un’apertura del governo», ha sottolineato ieri il presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga. Netta anche la risposta del Governo con il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto: «Il Governo non ha applicato alcun taglio alle risorse destinate alla sanità ma, al contrario, ha salvaguardato tutti gli interventi programmati, ed è ora impegnato, insieme alle Regioni, nell’attività di monitoraggio degli interventi per assicurarne la tempestiva realizzazione». I ritardi di alcuni interventi «hanno messo in discussione la possibilità di realizzare gli obiettivi programmati entro il 2026», aggiunge Fitto. Da qui la riallocazione di 1,2 miliardi «al Fondo articolo 20» dove «risultano ad oggi 2,2 miliardi di euro liberi da qualsiasi programmazione, per i quali non risulta alcuna proposta o richiesta di impiego da parte delle Regioni».
Sempre ieri è arrivato anche il via libera della Conferenza Stato-Regioni alla nomina di Robert Giovanni Nisticò a presidente dell’Agenzia italiana del farmaco. Con questa nomina è finalmente completata la governance dell’Aifa. Mentre la Ragioneria generale dello Stato – come anticipato dal Sole 24 ore del 2 aprile – in un documento mette in guardia le Regioni dopo lo slittamento al 2025 dei nuovi Livelli essenziali di assistenza e delle relative tariffe, chiedendo che i fondi già destinati ai Lea vengano resi «indisponibili» per evitare che, come sinora successo, siano utilizzati dalle regioni per altre voci di spesa.
Il Sole 24 Ore