Il vicepresidente Zorzato: «Ulteriore riduzione del 10% con risparmi di quattro milioni. Così il sistema reggerà alla crisi». Ma verrà assorbito il personale in esubero delle società partecipate e delle Province
Nel triennio che concluderà la legislatura veneta, il numero dei dirigenti in Regione calerà di un ulteriore 10%: un taglio sensibile, che (sommato a quello analogo già compiuto a partire dal 2010) ridurrà i quadri apicali dai 233 di partenza ai circa 190 finali, con risparmio annuale calcolato in 4 milioni. L’obiettivo, perseguito attraverso pensionamenti ed eliminazione degli incarichi esterni, avrà come contropartita l’assorbimento, da parte di Palazzo Balbi, del personale in esubero dalle società partecipate e, probabilmente, dalle Province. Il piano è stato messo a punto da Marino Zorzato, il vicepresidente che ha la delega a personale e affari generali.
La Lega del governatore Zaia incorona il Veneto come modello virtuoso. Perché, allora, questi ulteriori tagli?
«Noi dobbiamo ottimizzare le risorse non per ergerci a primi della classe ma perché ce lo impongono la situazione finanziaria e le regole di buon governo. Ciò che sta succedendo in Sicilia è scandaloso però non possiamo limitarci a puntare il dito e a lanciare proclami: i vizi altrui non ci forniscono alibi, pensiamo a casa nostra, non per compiacere Monti ma per dovere verso i cittadini veneti. Un esempio: da ottobre, il nostro parco di auto blu ad alta cilindrata, già dimezzato da 12 a 7, sarà azzerato: avremo solo vetture 1600 di servizio. Non un cambiamento epocale ma un segnale nella giusta direzione. Oggi, più che mai, l’agire quotidiano della Regione deve esprime rigore e concretezza».
Come dire, pragmatismo pidiellino contrapposto alla retorica leghista.
«Ma no, ciascuno ha il suo stile, tanto più che in giunta, dal governatore Zaia ai colleghi assessori, la mia linea ha sempre ricevuto sostegno».
Eppure la cura dimagrante imposta all’apparato non è stata indolore per la maggioranza.
«Non lo è stata neppure per me, non è piacevole usare le forbici e abbiamo vissuto qualche momento di tensione. Ma il premio ai sacrifici richiesti – in termini di stipendi alleggeriti, blocco delle assunzioni, rinuncia alle consulenze – consiste nella tenuta complessiva nel sistema: resistiamo alla scure del Governo, ci ristrutturiamo e non gettiamo nessuno sulla strada».
Il Veneto sente i morsi della crisi. Fabbriche chiuse, disoccupati in aumento, calo dei consumi. È la fine del sogno?
«No, ce la faremo. Lo dico perché disponiamo di tre asset formidabili: la qualità del nostro sistema d’impresa, il traino di un export che compete sull’eccellenza e fattura quasi 50 miliardi l’anno; e un turismo ineguagliabile fatto di arte, natura, cultura, gastronomia: vale 64 milioni di presenze ed ha margini di cresciti. Tutto ciò autorizza all’ottimismo ma è importante che ciascuno faccia la propria parte. Come istituzioni, dobbiamo spendere meno e meglio ma è l’intero sistema, con i suoi attori pubblici e privati, che deve crescere, liberarsi dalla tentazione dell’irresponsabilità e diventare più serio».
Lei è il vice coordinatore veneto del Pdl, un partito che non riesce a scontare l’ipoteca berlusconiana: c’è il rischio di implosione?
«Lo escludo. Osservo che Berlusconi, appena annuncia il suo ritorno alla leadership, fa risalire gli indici di consenso del popolo del centrodestra».
C’è anche chi se ne va…
«Le porte sono aperte, anzi, chi esce dal Pdl per interesse proprio, o perché non crede nell’idea, ci fa una cortesia».
Giancarlo Galan invoca il ritorno a Forza Italia e chiede la cacciata di «socialisti e postfascisti» inquinatori dei valori liberali del’ 94.
«Il liberalismo è la nostra ragion d’essere, su questo condivido pienamente l’auspicio di Galan. Dobbiamo essere liberali tutti i giorni, nei comportamenti prima che nelle parole».
Il Mattino di Padova – 28 luglio 2012