Bisogna sperare che di qui all’autunno, e cioè alla prossima Legge di Stabilità, cambino le cose, perché viceversa ci sarà parecchio di che piangere, 224 milioni di lacrime a essere precisi. È questa infatti la riduzione delle risorse trasferite dallo Stato calcolata dalla Regione per il 2018 nel suo Documento di Economia e Finanza Regionale. «Per il prossimo anno – spiega il vice presidente con delega al Bilancio Gianluca Forcolin – a legislazione vigente non sono disponibili fondi statali con cui mitigare le ricadute delle passate manovre di finanza pubblica. Il contributo che ci viene chiesto, 224 milioni di euro, è assolutamente insostenibile e rischia non solo di impedirci di conseguire l’equilibrio di bilancio ma anche di mettere a repentaglio il livello di prestazione dei servizi essenziali, in sanità come nel trasporto pubblico locale».
La speranza è che, come sempre accade, in sede di redazione della Legge di Stabilità nazionale (che precede quella regionale, dando certezza sui trasferimenti), in autunno, il governo trovi il modo di rimpinguare le casse delle autonomie locali, mitigando l’impatto delle vecchie manovre. Che certo hanno numeri da spavento: stanti così le cose, Regioni e Province autonome dovrebbero contribuire ai saldi di finanza pubblica per 9 miliardi 794 milioni per il 2018 e 9 miliardi 796 milioni per il 2019, da un lato attraverso tagli ai trasferimenti dallo Stato, dall’altro con avanzi di bilancio «obbligati» da conseguire. Le intese Stato-Regioni hanno previsto di coprire parte di questi 9 miliardi con una riduzione annuale delle risorse per la sanità pari a 7 miliardi, a partire dal 2018 ma basta fare due conti per capire che restano pur sempre 2 miliardi da coprire ed è qui che per il Veneto il conto arriverebbe a superare quota 220 milioni.
«Un quadro desolante – continua Forcolin – specie se si pensa che mentre le Regioni hanno ridotto la loro spesa per i consumi dal 2009 al 2015 del 24%, quella delle amministrazioni centrali è aumentata dell’1%, e che il Veneto continua a registrare un residuo fiscale medio tra il 2010 e il 2014 di 17,6 miliardi. Ciò non di meno, vogliamo continuare a lavorare per lo sviluppo del territorio». Secondo alcune macro linee puntualmente indicate nel Defr, che farà da cornice alla Legga di Stabilità regionale che verrà varata a fine anno.
Confermato che anche nel 2018 non saranno introdotte nuove tasse e aumentate quelle esistenti (è stato scongiurato il ritocco dell’Irpef inizialmente ipotizzato per coprire le nuove spese legate alla Pedemontana) e riposte molte speranze nel prosieguo della trattativa con lo Stato per una maggiore autonomia, che passerà dallo snodo chiave del referendum del 22 ottobre, la Regione intende proseguire nell’opera di contenimento della spesa (nonostante sia già la più bassa d’Italia con 2.071 euro pro capite contro una media del Nord di 2.285 euro e una media delle Regioni a statuto ordinario di 2.425 euro), sostenere gli investimenti, dando priorità alla realizzazione della Pedemontana e favorendo i piccoli cantieri nei Comuni con la redistribuzione degli spazi finanziari per investimenti, utilizzare «in modo pieno e prioritario» le risorse assegnate dall’Unione Europea e inasprire la lotta all’evasione fiscale. Sempre nella speranza che Roma si ravveda.
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 29 giugno 2017