Respinta la richiesta dell’opposizione di consultare l’avvocatura. Testo in Consiglio già il 4 agosto. Se l’acqua fosse asfalto, fra le due sponde del Canal Grande correrebbe un’autostrada. In realtà servono ancora i motoscafi per trasportare in audizione assessori e faldoni dal Balbi al Ferro Fini, ma è comunque da Formula Uno la velocità con cui sta viaggiando la proposta di legge sulla revisione dei project financing nel settore delle infrastrutture.
Ad un mese dal deposito da parte del governatore Luca Zaia (firmatari anche i capigruppo Nicola Finco e Silvia Rizzotto), malgrado le critiche dell’opposizione ieri il testo è stato approvato dalla maggioranza già al secondo passaggio in commissione, pronto così approdare in consiglio regionale fin dalla seduta del 4 agosto.
Della dozzina di progetti finiti sotto la lente dei leghisti «per valutarne la sostenibilità economica e l’attualità del pubblico interesse», sono 7 quelli che appunto hanno già ricevuto quest’ultima dichiarazione. Sono in attesa del Cipe il sistema delle tangenziali venete (2,23 miliardi), il grande raccordo anulare di Padova (520 milioni) e la Valsugana (1,02 miliardi). Le convenzioni di concessione non sono ancora state sottoscritte per la Nogara Mare (1,87 miliardi) e per la Regionale 10 (232 milioni). È stata sospesa la gara per la Via del Mare (200 milioni), mentre la Soprintendenza ha dato parere non favorevole per il Passante Alpe Adria (1,2 miliardi). Il costo complessivo supera i 7,2 miliardi. «Di questi – attaccano i pd Stefano Fracasso e Andrea Zanoni, vicepresidenti della prima e della seconda commissione, riunite congiuntamente – sono solo 83 i milioni di contributo pubblico previsto. È doveroso che la giunta riveda l’intera programmazione, cosa che viene chiesta anche da alcuni consiglieri della stessa maggioranza, situazione a dir poco imbarazzante».
Infatti Sergio Berlato, capogruppo di Fratelli d’Italia, prima ha espresso perplessità sulla volontà di coinvolgere il consiglio e poi non ha partecipato al voto. Così come i tosiani. «Abbiamo posto una serie di domande sugli aspetti giuridici di questa operazione, ma non ci è stata data alcuna risposta e questo ci ha lasciati allibiti. Abbiamo quindi la sensazione che la giunta voglia scaricare le sue responsabilità anche sulle spalle dei consiglieri. Se così fosse non vogliamo essere conniventi con una nuova dimostrazione di debolezza politica e programmatoria», tuonano Marino Zorzato, Giovanna Negro, Maurizio Conte, Stefano Casali e Andrea Bassi, che annota: «Un domani qualcuno potrebbe venire a chiedere i danni anche a noi. Allora ce lo dicano: questa legge serve a loro per pararsi il didietro, o è solo uno spot per fare quelli che tagliano le opere inutili?».
Il dubbio resta anche a Manuel Brusco e Simone Scarabel, del Movimento 5 Stelle, gruppo che ha votato contro così come quelli di Partito Democratico e Moretti Presidente: «È una delega in bianco alla giunta sulla quale non siamo d’accordo». Rilanciano Fracasso e Zanoni: «L’unico obiettivo di questa legge è di costituire un fondo per pagare gli indennizzi per alcune opere che non possono essere realizzate. Ma noi non ci stiamo a fare da paravento agli errori altrui. Avevamo chiesto di sospendere l’iter e di consultare l’avvocatura, ma la maggioranza ha voluto procedere ugualmente col voto».
Peraltro l’intenzione è di accelerare ancora, come ha lasciato intendere il leghista Marino Finozzi, numero uno della prima commissione, in vista del dibattito di martedì prossimo: «Verificheremo se ci sono le condizioni per approvare il progetto di legge, ma sono abbastanza fiducioso». Fra l’altro proprio sotto la sua presidenza ieri mattina è stata illustrata l’altra proposta di Zaia, quella sul voto di fiducia, che il pd Piero Ruzzante chiede già di ritirare in quanto «grave limitazione dei diritti del consiglio». Ma l’impressione è che sull’asse Balbi-Ferro Fini si viaggi ormai ad altissima velocità.
Angela Pederiva – Il Corriere del Veneto – 30 luglio 2015