Blitz in aula, sì a fondi per società no profit di moglie fratelli dei consiglieri regionali. Fratelli, sorelle, figli, cognati e cugini degli amministratori del Friuli-Venezia Giulia stanno libando nei lieti calici: la legge che impediva ai loro congiunti di dare soldi regionali alle società di parenti è stata, almeno in parte, abolita.
«Ma questi sono matti! In un momento come questo mettono il dito nell’occhio della gente!», sbotta alla notizia Roberto Antonione, novarese di nascita ma triestino da sempre, già presidente regionale e poi coordinatore di Forza Italia, «Non è neanche più un problema politico. È proprio un problema sanitario. Al di là di ogni altro aspetto è una questione di buon senso. Buon senso. Ma dove vivono? Sulla luna? È vero che da un po’ di tempo Trieste, purtroppo, ha un sacco di fratelli, sorelle, cognati, amanti sparsi qua e là sulle poltrone che contano. Ma santo cielo!».
C’era lui, l’ex pupillo di Berlusconi, alla guida della Regione autonoma il giorno in cui fu varata («Non me ne vanto mica: semmai è assurdo che certe regole elementari non ci fossero già prima») la legge 7 del 20 marzo del 2000. All’articolo 31 del «Testo unico delle norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso» fu stabilito che «non è ammissibile la concessione di incentivi di qualsiasi tipo a fronte di rapporti giuridici instaurati, a qualunque titolo, tra società, soci, ovvero tra coniugi, parenti e affini sino al secondo grado. Tale disposizione si applica qualora i rapporti giuridici instaurati assumano rilevanza ai fini della concessione degli incentivi».
Per dodici anni, il divieto deciso dalla giunta di centrodestra (onore al merito) ha arginato chissà quanti regalini. Finché, in una notte d’estate, approvando l’ultimo assestamento di bilancio prima delle prossime «regionali» del 2013, l’attuale maggioranza ancora di centrodestra, ha deciso di alleggerirsi del fastidioso ingombro. E ha inserito due righe di «interpretazione autentica» dell’articolo 31. C’è scritto che «tra gli organismi indicati non sono ricompresi quelli culturali, di volontariato e di promozione sociale privi di finalità di lucro».
La modifica è stata fatta, come capita in questi casi, alle tre di mattina del 4 luglio. Quel giorno, per capirci, sui giornali c’erano le seguenti notizie: «Tagli, tocca a statali e sanità». «Chiusura per 216 mini ospedali». «Lo Stato a dieta stretta». «Ferie, buoni pasto, stipendi e forti tagli agli organici: ecco l’austerity del travet». Insomma, un giorno di ordinaria crisi nera.
Il comunicato stampa era così generico («Numerose le modifiche all’articolo 12 dell’assestamento di bilancio, inerente il funzionamento della Regione e passato a maggioranza. Si comincia con gli adeguamenti algebrici alle poste della tabella L…») da sfuggire a ogni eventuale osservatore malizioso. E per settimane, infatti, finché non ci ha messo il naso Marco Ballico del «Piccolo» di Trieste, non se n’è reso conto nessuno.
Neppure l’opposizione di centrosinistra: «Sono sincero, non ne sapevo niente», spiega con qualche imbarazzo il capogruppo del Pd in regione Gianfranco Moretton, «Non ce ne eravamo neanche accorti. D’altra parte, devo dire che se questi contributi si possono dare solo a società no profit…». Quindi se un politico regala un finanziamento a un’associazione di suo fratello o di sua moglie che dona buoni pasto ai cittadini in difficoltà che poi vanno a votare… «Ah, no, certo, no… Mi rendo conto che ci sono dei risvolti a rischio… Difatti, vado a memoria, credo che noi abbiamo votato contro…».
Va da sé che la nuova deroga alla vecchia legge, che si aggiunge alle 63.194 deroghe, eccezioni e scappatoie di cui scriveva qualche settimana fa Michele Ainis, riguarda i parenti ma anche i «soci». Dettaglio non secondario, per i friulani e i giuliani che negli ultimi mesi hanno letto di episodi abbastanza controversi. Primo fra tutti quello dell’apertura di un’indagine del procuratore generale della Corte dei conti, Maurizio Zappatori, sui 400 mila euro versati con un appalto a trattativa diretta, senza gara, a Radio Rtl 102,5 per un mese di promozione turistica grazie a una postazione volante in piazza Ponterosso con interviste e collegamenti. Appalto già nel mirino della magistratura che mesi fa ha mandato degli avvisi di garanzia all’assessore leghista alle attività produttive Federica Seganti, all’ex direttore di Turismo Fvg, Andrea Di Giovanni e infine a Massimo Lombardo, amministratore unico della «Alan Normann Comunicazioni srl» e a sua moglie Valentina Visintin, cotitolare col marito dell’agenzia che si è occupata della cosa ma soprattutto capo segreteria dell’assessore Seganti.
Una iniziativa identica, seguita da altrettante polemiche, l’aveva già presa, nel profondo Sud, Reggio Calabria. Dove il governatore Giuseppe Scopelliti (che nelle settimane di sosta della postazione mobile s’improvvisò disc-jockey con sandali infradito, occhiali Ray -Ban fumé e maglietta nera) fu attaccato dalla sinistra con l’accusa, sdegnosamente respinta, di avere trovato i soldi in fase di assestamento del bilancio stornandoli dalle «misure di contrasto alla povertà e di sostegno alle famiglie».
La piccola vanità discotecara del presidente calabrese, però, rischia di essere oscurata da quella del senatore leghista Mario Pittoni. Il quale, per la gioia dei suoi elettori friulani, avrà una particina nel film che Renzo Martinelli, il regista di «Barbarossa» amatissimo dai leghisti, dedicherà col titolo «September Eleven 1683» alle gesta di Marco d’Aviano, il frate che ebbe un ruolo di spicco nella difesa di Vienna attaccata dai turchi. Spiega il parlamentare che avrà solo una particina in omaggio a un trisnonno, Gianbattista Pittoni, che partecipò alla storica battaglia. Dicono le opposizioni che non era il caso. Tanto più che, grazie ai buoni uffici del Carroccio, il film è finanziato anche, sia pure solo con 150mila euro, dalla Regione autonoma.
Gian Antonio Stella – Corriere.it – 6 settembre 2012