«Siamo degli eroi». Il governatore Luca Zaia esulta e, certo, ha le sue ragioni: per il secondo anno consecutivo, infatti, la Sezione di controllo della Corte dei conti ha dato ieri parere positivo nel giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione e cioè, per dirla con le parole dello stesso Zaia, «ha messo il bollino sui conti 2013 della Regione, dando un marchio di qualità al lavoro fatto dalla nostra amministrazione in questi anni».
Il governatore, però, legge la relazione inforcando con gli occhiali di chi si accinge a ricandidarsi, perché se è pur vero che il verdetto è nel complesso favorevole, e come da indicazioni del presidente della Sezione di controllo Claudio Iafolla «nella lettura vanno sottolineate le luci, non soltanto le ombre», è però altrettanto vero che dai magistrati contabili arrivano anche alcune bacchettate inequivocabili, su cui Palazzo Balbi avrà parecchio da lavorare.
Innanzitutto l’indebitamento, a quota 2 miliardi e 43 milioni, cresciuto del 52% rispetto al 2012 e composto per la maggior parte (1,2 miliardi) da mutui e prestiti obbligazionari. Un dato che Palazzo Balbi considera «non preoccupante» alla luce di un bilancio complessivo da 16 miliardi, specie se paragonato al debito dello Stato che com’è noto si aggira attorno al 130% del Pil. «E poi in quei 2 miliardi la Corte fa rientrare tutto, compresi debiti che formalmente gravano su di noi ma sostanzialmente pesano sullo Stato, che dovrebbe trasferirci le somme corrispondenti». E spesso non lo fa, o lo fa in ritardo, come confermano anche le toghe. Mentre Zaia ricorda:«Nel 2010 abbiamo ereditato un ente indebitato per 4,3 miliardi di euro».
A questo si ricollega la perdita continua provocata dai derivati collar stipulati nel 2006, costati alla Regione poco meno di 11 milioni nel 2013 e ben 42 milioni dal 2009 ad oggi. «Un importo elevato, destinato ad accrescersi» scrive il procuratore Carmine Scarano mentre Palazzo Balbi insiste sulla bontà di una scelta seguita alla decisione di diversificare i tassi: 55% variabile (prima era il 100%), 20% fisso e 25% coperto dal derivato. «Un’opzione irrinunciabile essendoci obbligazioni a lunga scadenza, come il 2037». Vanno migliorati i tempi di pagamento verso i fornitori, nei confronti dei quali la Regione risulta ancora debitrice di 89 milioni di euro («Colpa dei vincoli del patto di stabilità») e sempre su questo fronte colpisce l’inciso dedicato nella relazione di Scarano alle Usl, secondo il quale anche il maxi prestito in due tranche da 777 e 810 milioni ottenuto dallo Stato non rappresenta «una soluzione definitiva del problema dei debiti pregressi e di quello del cronico stato di insolvenza del sistema». Un settore, quello della sanità, «instabile ed in affanno, abbisognevole di continui aggiustamenti a garanzia della propria operatività, se non della sua stessa sopravvivenza».
Infine le società partecipate, che sono pure al centro della spending review del commissario Carlo Cottarelli: il numero di quelle in rosso è nettamente migliorato rispetto al 2012 (sono 3 su 23, erano 12) ma resta lo squilibrio nei confronti della Regione, verso cui risultano creditrici di 27 milioni ma debitrici di ben 150 milioni. E comunque la performance insospettisce Scarano: «Alquanto sorprendenti appaiono veri e propri rovesciamenti, come nel caso di Veneto Sviluppo, passata da un negativo di 8 milioni ad uno positivo di 6,7 milioni. Vanno evitati aggiustamenti solo apparenti, conseguiti adottando valutazioni di poste di bilancio, ricorrendo ad artifici contabili o ad altri sistemi utili solo all’occultamento dei reali valori».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto -26 settembre 2014