Con un comma seminascosto nell’ultima finanziaria regionale, i componenti del consiglio campano hanno stabilito che le loro indennità non possono essere inferiori (né superiori) a quelle dei parlamentari. In questo modo è stato evitato il taglio annunciato dall’esecutivo tecnico
La furbata è inserita in poche righe di un comma della finanziaria della Regione Campania, fresca di stampa e pubblicazione. Il comma è scritto in maniera da risultare incomprensibile a una prima, sommaria lettura. Poi approfondisci, ti documenti e scopri che grazie a quelle poche e criptiche righe i consiglieri regionali della Campania sono riusciti ad approvare una norma che ‘blinda‘ le loro retribuzioni. Che fino a ieri erano sostanzialmente ancorate a quelle dei deputati e senatori. Ma che oggi non possono diminuire, nemmeno nel caso, al momento non infondato, che i parlamentari si convincano a dare una sforbiciata alle proprie indennità. Se ciò avverrà, questo non avrà conseguenze sui cedolini dei consiglieri campani. Che resteranno intatti.
Per capire il trucco, bisogna riavvolgere il nastro a undici mesi or sono, quando diventa legge la precedente finanziaria campana. Che al comma 15 dell’articolo 1, “ai fini del contenimento della spesa della Regione per organi istituzionali”, stabilisce che “l’importo complessivo del trattamento indennitario del consigliere regionale non può eccedere l’indennità massima spettante ai membri del Parlamento, come determinata ai sensi dell’articolo 1 della legge 31 ottobre 1965, n. 1261 (Determinazione dell’indennità spettante ai membri del Parlamento)”. Che è pari a 11.704 euro mensili, cifra alla quale i consiglieri campani si avvicinano moltissimo. La nuova finanziaria regionale, approvata il 30 dicembre scorso e pubblicata sul bollettino ufficiale della Campania il 28 gennaio, aggiunge però le seguenti paroline: “né essere inferiore a quello del 31 dicembre 2011?.
E cosa significa? Significa che gli stipendi dei consiglieri campani non potranno diminuire rispetto ai trattamenti in vigore per loro fino a un mese e mezzo fa. E un eventuale taglio delle retribuzioni dei parlamentari, messo in agenda dal governo Monti, non inficerà quelle riservate ai politici della regione governata dal Pdl Stefano Caldoro.
Viene da chiedersi: che bisogno c’era di fare una legge regionale per bloccarsi lo stipendio? In un periodo di vacche magrissime, di fronte alle pressanti richieste del governo di tagliare i costi della politica e della casta, la Regione Campania potrà sempre opporre l’autonomia garantitagli dalla Costituzione. Peraltro sancita da una sentenza della Consulta, che nel maggio 2007 annullò il taglio del 10 per cento delle indennità di tutti gli amministratori locali deciso con la finanziaria Berlusconi del dicembre 2005. Una sentenza fondata sul principio che le regioni decidono da sole e senza interferenze quanto e come pagare i loro amministratori.
ilfattoquotidiano.it – 4 febbraio 2012