A passo di carica Matteo Salvini ha ripreso l’offensiva contro le istituzioni comunitarie mentre ancora restano nel vago le conseguenze che avrà per il Carroccio il traumatico consiglio federale di lunedì. Ogni sezione della Lega Nord ha ricevuto ieri il verbale della riunione firmato da Roberto Calderoli in cui viene sancito l’obbligo, per gli iscritti, di decidere entro una settimana se restare o viceversa optare per la permanenza nella fondazione politica creata da Flavio Tosi.
Quali saranno le scelte del sindaco ribelle costretto nell’angolo non è chiaro, anche se continua il suo lavoro di tessitura delle possibili alleanze. Una visita al Viminale da Angelino Alfano potrebbe essere stato, secondo alcuni, il sigillo sull’accordo per dar vita a una lista in Veneto con Ncd, Udc, “lighisti”, Italia Unica di Corrado Passera e qualche fittiano. Gli occhi sono puntati sul consiglio della Liga in programma domani, che vedrà al lavoro anche il «mediatore» nominato ad hoc Giampaolo Dozzo per la definizione del perimetro della coalizione a sostegno del governatore uscente Luca Zaia. E nessuno può escludere al momento la definitiva separazione delle strade tra i due dirigenti leghisti. Perché la partita, al di là del tema contingente delle regionali, cela il più ampio interesse per raccogliere l’eredità della guida del centrodestra italiano.
«Spero che Tosi farà grandi cose insieme a noi. È un ottimo sindaco e per lui ci sarà spazio» si limita a dire Salvini. Ma precisa che «chiunque esce dalla Lega non va da nessuna parte». Parlando a Radio Padania il segretario è tornato intanto ad attaccare l’Unione europea sostenendo stavolta che «a Bruxelles c’è ben di peggio di Mussolini, non hanno camicia nera o olio di ricino ma spread e finanza, fanno peggio del fascismo». Niente incontro col presidente della Repubblica nel cuore dell’Ue per lui. Ma nessuna polemica, ha precisato Salvini: è già stato chiesto al capo dello Stato un incontro per le prossime settimane.
Il Sole 24 Ore – 4 marzo 2015