di Lucilla Vazza. «Santa Barbara benedetta, liberaci dal tuono e dalla saetta». Alla fine la decisione è arrivata, sarà il 4 dicembre, giorno dedicato alla santa patrona dei pompieri, il d-day, la giornata scelta dal Governo per il referendum sulla riforma della costituzione. E il 29 settembre a Firenze, partirà la campagna per il sì, come annunciato dallo stesso premier Matteo Renzi:?«La scelta non è arrivata per la canzone di Lucio Battisti o per i compleanni di Berlusconi e Bersani», ha precisato a scanso di equivoci. Gli italiani avranno dunque ancora dieci settimane di tempo per informarsi e decidere sul destino del Ddl Boschi per le riforme costituzionali.
Csm lampo
Il via libera è arrivato velocemente oggi, durante il Consiglio dei ministri, iniziato alle 18 e durato neanche mezz’ora. Il 4 dicembre è stato proposto direttamente da Renzi, l’altra data in pole era il 27 novembre. L’Esecutivo ha puntato a una settimana in più per la campagna elettorale e per “blindare” i lavori alla Camera sulla legge di Bilancio.
Da quando, un paio di giorni fa, è filtrata l’ipotesi di questa data e, dunque, di un ulteriore allungamento dei tempi per il referendum, sono cominciati i dissapori. Perché da una parte si rischia l’astensionismo, visto che sarà la domenica nel bel mezzo del ponte di Sant’Ambrogio e dell’Immacolata, con milioni di italiani pronti per le prime sciate. E dai primi sondaggi un’affluenza bassa teoricamente dovrebbe far vincere il no, che può godere di un voto molto politicizzato e solido. Come dire, meno voti, meno sì.
Ma dall’altra parte, poiché il tam tam renziano avrà ancora più giorni per fare campagna a favore del sì, potrebbe crescere il numero dei votanti, oggi indecisi. I tempi lunghi potrebbero insomma favorire le motivazioni dei renziani dell’ultim’ora, condizionati positivamente dalla campagna mediatica che andrà presumibilmente crescendo con l’approssimarsi del voto. A prescindere dunque dal ponte dell’Immacolata.
Il fronte del no
A decisione presa, i deputati Cinque stelle della commissione Affari costituzionali hanno sbottato: «Renzi sembra uno di quei prestigiatori del gioco delle tre carte che, pur di vincere, sono disposti a tutto, truccando le regole e prendendosi gioco di tutti» e parlando di data «indegna melina» decisa «senza sentire opposizioni». Al veleno Massimo D’Alema oggi a Ercolano (Napoli) per inaugurare il comitato per il no al referendum : «Quella riforma è un pasticcio. Toglie alle Regioni poteri e autonomia e istituisce il principio della supremazia dello Stato».
Anche il leghista Calderoli spiega così questo allungamento dei tempi, i sondaggi darebbero perdente la linea del Governo:?«Il no è al 65% è chiaro perché Renzi si sia preso tutto il tempo possibile per cercare di propagandare il sì». E naturalmente sulle barricate sono anche Forza Italia e tutto il centrodestra.
I renziani: «Confronto nel merito»
Smorza i toni, la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani che si augura l’avvio di «un confronto nel merito» e che «cessino le polemiche di contorno che nulla hanno a che fare con il senso profondo delle riforme».
4 dicembre, Santa Barbara
Ci sta tutto. Chissà però che Renzi, da buon cattolico, non abbia scelto il 4 dicembre per ripararsi da fulmini e saette che piovono da tutte le parti, invocando l’aiuto di Santa Barbara. La patrona dei minatori, dei vigili del Fuoco e di chiunque maneggi esplosivi e fuoco. E nella politica italiana, da almeno vent’anni, niente è più esplosivo delle riforme costituzionali.
Il Sole 24 Ore – 27 settembre 2016