Ancora un ostacolo, stavolta di natura sia politica che giudiziaria, sulla strada del referendum consultivo per l’autonomia del Veneto in calendario domenica 22 ottobre prossimo. Il deputato padovano Alessandro Naccarato e il consigliere regionale di Rovigo Graziano Azzalin, esponenti del Pd riconducibili alla corrente del partito che fa capo al ministro della Giustizia Andrea Orlando, hanno infatti annunciato ieri l’intenzione di presentare un esposto alla Corte dei Conti «per far luce sul milione e mezzo di euro che la Regione ha già speso per compiere una propaganda ingannevole su questo referendum farsa messo in piedi dal governatore Luca Zaia con l’obiettivo soltanto di attaccare quotidianamente il governo nazionale e di finanziare, prendendo i soldi dalle tasche dei cittadini veneti, la campagna elettorale della Lega in vista delle politiche della primavera 2018».
La denuncia di Naccarato e Azzalin, che nei prossimi giorni sarà recapitata alla magistratura contabile, è già stata condivisa da altri tre democratici-orlandiani padovani, le deputate Margherita Miotto e Vanessa Camani e l’ex capogruppo in Comune all’ombra del Santo Umberto Zampieri, nonché dalla polesana Raffaella Salmaso, responsabile regionale delle donne del Pd. «Il referendum – hanno scandito i dem , diffondendo anche un appello bipartisan allo scopo di far fallire la consultazione del 22 ottobre – non è altro che una buffonata organizzata dalla Lega e da Zaia per distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali che riguardano il nostro territorio come gli strascichi dello scandalo Mose, il fallimento delle banche popolari e degli istituti di credito cooperativo, l’esorbitante consumo di suolo e i relativi disastri idrogeologici, i costi spropositati di opere pubbliche come la Pedemontana e alcuni ospedali e la gestione inefficiente, da parte della Regione, della formazione professionale e dell’alternanza scuola-lavoro».
Tornando però alla materia dell’esposto alla Corte dei Conti, «è inaccettabile che una gran parte dei 14 milioni di euro stanziati dalle casse regionali per lo svolgimento di questo referendum – hanno rincarato Naccarato e Azzalin – venga utilizzata per fare una comunicazione di parte e bugiarda, divulgando messaggi falsi come quello, tra i tanti, in cui si sostiene che, qualora vincesse il Sì, l’intero residuo fiscale pari a 4 miliardi di euro (e non 20 miliardi come sempre detto dal governatore e dalla Lega tutta, ndr .) resterebbe in Veneto». Inoltre, in merito al banner pubblicitario della consultazione che si trova sul sito Internet della Regione, l’accoppiata dem ha sottolineato: «Sarebbe come se, in occasione di un referendum abrogativo, il ministero dell’Interno facesse propaganda alla cosa invitando i cittadini, più o meno artatamente, a votare in un modo e non in un altro. Detto questo – hanno poi denunciato Naccarato e Azzalin – pare che tutti i dipendenti della Regione, vittime di un vero e proprio ricatto, siano costretti ad inserire il banner in questione in ogni loro comunicazione istituzionale rivolta all’esterno. E che loro, volenti o nolenti, obbediscano nel timore di ritorsioni».
In conclusione, secondo i due orlandiani del Pd, «l’autonomia nel rispetto della Costituzione si costruisce con una trattativa e un accordo tra la Regione e lo Stato, proprio come stanno facendo in Emilia Romagna, e non invece con inutili e costosi referendum».
Davide D’Attino – Il Corriere del Veneto – 27 agosto 2017