Sgombrato il campo dal macigno della flat tax leghista, dal costo di 15 miliardi e sostanzialmente favorevole ai più ricchi, il Tesoro lavora alla misura più importante della manovra di bilancio: il taglio del cuneo fiscale, cioè la differenza tra il lordo e il netto che va nello stipendio. Nel menù della manovra 2020 ci saranno i 5 miliardi che consentiranno di alleggerire la pressione fiscale sulla busta paga e mettere soldi nelle tasche del lavoro dipendente con redditi medio-bassi. Resta il conto complessivo della prossima legge di Bilancio che arriva a 20 miliardi partendo dalla bozza di Nadef lasciata da Tria e considerando la nuova flessibilità.
La misura, da sempre uno dei cavalli di battaglia del centrosinistra che la adottò per la prima volta nel governo Prodi nel 2006-2007, è pronta. Di fatto si tratterà di fare un’ operazione, definita robusta e ad ampio spettro, che prevede di estendere (non di cancellare come voleva la Lega) gli 80 euro anche a coloro che erano rimasti esclusi dal provvedimento varato da Renzi nel 2014. Il bonus da 80 euro, come si ricorderà, riguardava infatti i redditi da lavoro dipendente da circa 8 mila a 26 mila euro. Rimanevano fuori i redditi bassi, fiscalmente incapienti, e quelli che vanno verso il ceto medio fino a 35 mila euro. Con l’operazione alla quale stanno lavorando i tecnici si potrebbe estendere, anche parzialmente, il bonus-Renzi, che attualmente costa 10 miliardi, ai redditi sotto gli 8 mila circa che non hanno capienza fiscale: l’intervento potrebbe essere profilato sotto forma di erogazione monetaria o di un conguaglio a fine anno da parte del sostituto d’imposta. Per i redditi sopra i 26 mila si interverrà con tutta probabilità con una detrazione fiscale ad hoc, probabilmente decrescente. In bilico invece le speranze per coloro che arrivano fino ad un reddito di 55 mila euro che potranno accedere al nuovo bonus solo se nell’ambito della manovra saranno reperite sufficienti risorse. La strada sembra spianata anche perché l’esigenza di ridurre le tasse sul lavoro fa parte del programma condiviso tra Pd e Cinque stelle, tuttavia l’intervento sul cuneo fiscale può essere praticato in molti modi. Si possono ridurre le tasse o, alternativamente, i contributi in busta paga, e soprattutto si può scegliere se limitare la misura ai lavoratori o estenderla anche alle imprese.
Su questo punto ci sono ancora distanze tra M5S e Pd. I grillini infatti legano l’intervento sul cuneo alla introduzione del salario minimo: siccome molte imprese subiranno aumenti del costo del lavoro per adeguarsi al nuovo istituto hanno previsto una sorta di compensazione con un taglio del cuneo dalla parte delle imprese esonerando i datori di lavoro dai contributi per la Naspi (1,61% ) e per la disoccupazione agricola (2,75%): una operazione che tuttavia da sola già assorbirebbe i 4-5 miliardi previsti per il nuovo bonus.
REpubblica