Il nuovo record minimo di nascite (393mila circa) e l’elevato numero di decessi (713mila) continuano, quindi, a produrre un forte impatto sulla dinamica naturale. Dal 2008, anno in cui si è registrato il valore massimo relativo di nascite degli ultimi 20 anni, «l’Italia ha perso la capacità di crescita per effetto del bilancio naturale, non rimpiazzando a sufficienza chi muore con chi nasce». Il deficit del saldo naturale è aumentato in modo progressivo, raggiungendo i picchi più elevati nel biennio 2020-2021, quando si è registrata una perdita di oltre di 300mila persone in media annua. Al deficit della componente naturale negli anni di pandemia, nel 2022 si somma un ulteriore decremento di 320mila unità, «determinando in soli tre anni la perdita di 957mila persone, all’incirca la popolazione di una città come Napoli» scrive l’Istat.
Il persistere degli effetti dell’epidemia fino alla primavera ha contribuito a determinare solamente nei primi tre mesi del 2022 una perdita di 105mila unità, pari al 32,7% del saldo naturale dell’intero anno. Inoltre, per il periodo estivo, l’eccesso di mortalità registrata in luglio provoca un aumento del 58,3% del deficit naturale rispetto allo stesso mese del 2021.
Se l’andamento delle nascite del 2021 ha lasciato pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia nei confronti dei mancati concepimenti, più complesse sono le dinamiche alla base del calendario nel 2022. Il contesto della crisi sanitaria ancora presente nel 2021 e le conseguenti incertezze economiche potrebbero avere incoraggiato le coppie a rimandare ancora una volta i loro piani di genitorialità. L’aumento delle nascite registrato a gennaio 2022 (+3,4% in confronto allo stesso mese del 2021) è in linea con il recupero osservato nel bimestre novembre-dicembre 2021 (+10,6% rispetto allo stesso periodo del 2020). Segue un repentino calo delle nascite in primavera (-10,7% a marzo e -10,0% ad aprile), solo in parte ricompensato dall’incremento nel trimestre giugno-agosto (+3,1%). Negli ultimi mesi dell’anno il trend torna ad essere decrescente con picchi di forte contrazione nei mesi di settembre e ottobre (-5,1% e -5,0%).
A livello europeo, la situazione registrata in Italia non è un’eccezione, trovando punti di contatto sia con la Spagna, che è caratterizzata da un profilo simile al nostro, sia con la Francia che, pur facendo rilevare livelli di fecondità storicamente più elevati, nel 2022 registra comunque un calo soprattutto da luglio.
Nel 2022 in Italia si registrano 713.499 decessi, circa 12mila in più rispetto all’anno precedente, ma 27mila in meno rispetto al 2020, anno di massima mortalità dovuta alla pandemia da Covid-19. Se nel 2022 si fossero manifestati i medesimi rischi di morte del 2019, decisamente più favorevoli, si sarebbero riscontrati 660mila decessi anziché 713mila, ossia 53mila in meno. Un terzo dell’eccesso di mortalità del 2022 rispetto al valore atteso, globalmente pari al +8,1%, si concentra in luglio e agosto, quando si è registrato un numero di decessi superiore del 16%. Nel 2022 in totale si contano 1.887.463 iscrizioni in anagrafe e 1.745.978 cancellazioni dovute a trasferimenti di residenza. Forte impulso è per il conflitto in Ucraina: la presenza stabile della comunità Ucraina in Italia (225.307 censiti a fine 2021) spiega l’effetto di attrazione esercitato dall’Italia sui profughi in fuga dalla guerra.