Michele Bocci, Repubblica. Aumenta il numero dei vaccini somministrati alle classi di età più giovani e, contemporaneamente, cala quello delle dosi destinate ai più anziani. E non succede perché le coperture sono vicine, anzi. I sessantenni sono ben lontani da dati soddisfacenti (ieri quelli tra loro che avevano ricevuto la prima dose erano intorno al 58%) eppure nell’ultima settimana sono stati vaccinati meno di quella precedente (880mila contro 950mila). Intanto però sono costantemente saliti i numeri dei cinquantenni coperti e a breve, molto probabilmente, cresceranno quelli dei quarantenni, che le Regioni stanno facendo prenotare proprio in questi giorni.
Anche per i settantenni, che sono stati coinvolti molto prima nella campagna, la partita non è chiusa. Sono ancora 1 milione e 250mila quelli che devono essere raggiunti (la copertura è di poco superiore al 77%). Eppure in due settimane è più che dimezzato (passando da 760mila a 300mila) il numero di vaccini che hanno ricevuto. Il timore è che con il calo continuo della circolazione del virus (la settimana scorsa ha segnato un — 28% di casi rispetto alla precedente), qualcuno inizi a pensare che non è necessario fare il vaccino. «Resta prioritario coprire il maggior numero di anziani — dice Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Università di Milano — I dati degli ottantenni vanno bene, ora i settantenni devono diventare il bersaglio principale. Il problema che emerge è che oggi c’è una competizione per vaccinarsi. Se si apre ai cinquantenni, quelli riempiono subito gli appuntamenti. È un bene aver coinvolto adesso i quarantenni e non tutti coloro che hanno dai 18 anni in su come diceva qualcuno, ma bisogna ricordare che ad avere maggiore necessità di protezione sono gli anziani». Bisogna comunque stare ancora molto attenti, ha sostenuto Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova a Gerardo Greco, durante la registrazione del Podcast di Repubblica Metropolis. «Il numero dei vaccinati è ancora troppo basso per stare tranquilli da un punto di vista epidemiologico. Siamo a 27 milioni di vaccinati, considerando un’immunità media dell’80%, a livello di popolazione abbiamo un 24% di protezione. E l’immunità di gregge si raggiunge al 75%».
Servono dosi per alzare le coperture e appunto andare avanti a ritmi sostenuti anche con i più anziani. Per averne di più a disposizione si è di recente spostato il termine per i richiami di Moderna e Pfizer a 42 giorni. E non è escluso, secondo alcune indiscrezioni uscite ieri dal governo che quei tempi vengano ancora allungati. Si tratta di un’ipotesi presa in considerazione che però non piace molto ai tecnici. «Non c’è motivo di estendere ancora di più il richiamo, quelle che sono uscite sono indiscrezioni prive di fondamento. Oggi non c’è questa necessità perché abbiamo abbondanza di vaccini», dice Sergio Abrignani, immunologo della Statale di Milano che fa parte del Cts.