Expo 2015. I padiglioni del cibo e del vino cruciali per la promozione: saranno in grado di ospitare fino a un migliaio di aziende. L’eccellenza del food italiano rafforza la leadership europea delle Dop con dieci nuove registrazioni: le Denominazioni sono uno snodo cruciale per l’export tricolore che punta a salire da 26 a 50 miliardi (sulla scia della Germania).
Ma anche i padiglioni italiani del cibo e del vino a Expo 2015 giocheranno un ruolo promozionale rilevante per il made in Italy: solo i due padiglioni dell’agroindustria (che costeranno almeno 20 milioni) potrebbero coinvolgere fino a un migliaio di aziende.
Negli ultimi otto mesi sono stati registrati 86 nuove Denominazioni in Europa, di cui dieci in Italia: 5 Denominazioni di origine protetta e 5 Indicazioni geografiche di origine. L’Italia con 264 Denominazioni su 1.250 si ritaglia oltre il 20% del totale europeo e sviluppa un fatturato alla produzione di circa sette miliardi con oltre 80mila operatori. Dietro l’Italia inseguono Paesi di grande tradizione, come la Francia, con 212 Denominazioni, e la Spagna con 178.
Tra le new entry italiane l’attesa Igp della Pasta di Gragnano (lavorata con l’acqua del monte Faito) e quella dei maccheroncini di Campofilone, pasta all’uovo secca in forma di fili sottilissimi che assorbono il condimento. «La leadership italiana nei prodotti di qualità – ha detto il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – testimonia la nostra capacità di produrre eccellenze, valorizzando i territori. Le nuove 10 Dop e Igp consentono a oltre 500 potenziali operatori di entrare nel sistema di qualità, ma possiamo ancora crescere. Penso al potenziale che possono esprimere le nuove Igp della pasta, finalmente inserita tra i prodotti riconosciuti dalla Ue. Nei prossimi 5 anni l’obiettivo è quello di far crescere l’export agroalimentare del 50%, fino a 50 miliardi, e in questa partita sarà decisivo il contributo dei prodotti a denominazione».
Nella kermesse di Cibus (che chiude oggi) Martina ha consegnato una targa di riconoscimento alle associazioni che hanno lavorato per le nuove Denominazioni. E il patrimonio delle nostre Dop è così prezioso che andrebbe posto al riparo dalle contraffazioni e dal fenomeno dell’Italian sounding: ieri infatti Martina ha firmato un protocollo d’intesa con l’Associazione dei consorzi indicazioni geografiche e la piattaforma eBay. Il protocollo punta sul Programma di verifica dei diritti di proprietà, un sistema che conta su 37mila utenti e consente ai titolari di diritti di proprietà intellettuale di segnalare le violazioni. eBay si impegna a rimuovere gli annunci qualora vengano riscontrate violazioni di prodotti Dop e Igp e l’Ispettorato repressione frodi attiverà le procedure di protezione “ex officio” nell’Unione europea per il blocco del commercio fuori-legge.
Ieri a Cibus il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua ha rammentato che «abbiamo tempo fino al 10 giugno per raccogliere, da almeno 500 imprese, i 20 milioni necessari per i due padiglioni polifunzionali per Expo 2015. Ma non ho dubbi sull’esito finale». Per Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma e partner di Federalimentare 4Expo, «l’ambizione non è tanto trovare i 20 milioni quanto piuttosto trovare spazio per tutti: la grande industria alimentare e le Pmi. Il nostro obiettivo è di permettere la partecipazione di mille aziende». Siccome gli slot disponibili sono 450 (con il caseario già al completo) si starebbe pensando di far ruotare le Pmi nell’arco dei sei mesi di Expo.
Infine ieri a Cibus i produttori di pomodori da industria (tra cui Mutti, Serafini, Squeri, Saviotti) hanno lanciato un appello al ministro Martina a favore degli aiuti accoppiati (assegna un contributo in relazione al tipo di coltivazione) alla Pac. «Non consentire l’accoppiamento per il pomodoro – ha detto Francesco Mutti – significa allargare il divario competitivo con Spagna e Portogallo. Si tratta dei nostri principali Paesi concorrenti e loro l’hanno già ottenuto. Se non arriveranno risposte tempestive rischiamo la chiusura del 70% delle nostre imprese». Martina ha subito risposto: «Mi è chiaro il punto, ma la coperta è corta. La conferenza Stato-Regioni ha opinioni diverse su questo inserimento. Cerchiamo comunque altri strumenti per raggiungere lo stesso obiettivo. In questo senso credo di potermi impegnare».
Il Sole 24 Ore – 8 maggio 2014