Secondo il rapporto Zoomafia 2013 aumenta il numero di procedimenti per reati contro gli amici a quattro zampe. Sono 6245 i faldoni aperti nel 2012 in 127 Procure italiane, con un balzo del quindici per cento rispetto al 2011. Sono in migliaia. Animali vittime di violenza: picchiati, dopati, persino uccisi. Non hanno pace. Dalle mani dei criminali ai maltrattamenti silenti tra le mura domestiche. In un’escalation di brutalità dai numeri vertiginosi che coinvolge soprattutto i più deboli e vanta al suo fianco un nuovo e potente alleato, la Rete. È in costante aumento il numero di denunce per reati contro gli amici a quattro zampe, rivela il rapporto Zoomafia 2013 della “Lega antivivisezione”, alla sua quattordicesima edizione.
Un dossier che ha analizzato i dati provenienti da 105 Procure italiane ordinarie e ventidue minorili su un totale, rispettivamente, di 165 e ventinove. Con risultati sorprendenti: sono 6245 i fascicoli aperti nel 2012. Ventiquattro, in media, al giorno, uno ogni ora, per un balzo del quindici per cento a fronte del 2011. “Ciò non significa però che la risoluzione del problema sia vicina, anzi. Siamo ancora lontani da un’adeguata risposta repressiva”, spiega Ciro Troiano autore dello studio. “Le denunce presentate sono solo una minima parte rispetto ai reati effettivamente commessi. Inoltre, se è pur vero che non tutti i casi segnalati corrispondono a situazioni di reale maltrattamento, rimane comunque una grande differenza tra denunce e condanne, tipica della giustizia italiana”.
Sul principale banco degli imputati la “zoomafia”. Una rete illegale dai traffici milionari e con diramazioni in tutto il mondo. Corse di cavalli clandestine con conseguente giro di scommesse, il mercato più ambito. Poi: traffico di droga, macellazione clandestina, lotte illecite, bracconaggio di specie rare e mercato del pesce. Sono solo alcune delle principali fonti di guadagno e violenze. Per non parlare dei canili dove si compiono i più grandi abusi. A Viterbo, in una struttura privata, furono decine i cani affogati dopo la nascita, e poi gettati nella spazzatura. Sorte simile per i randagi trovati in provincia di Napoli, a Monza, in Brianza.
Non solo. Pessime le condizioni cui sono costretti i cuccioli durante i viaggi illegali dall’est Europa verso l’Italia. Un vero business che, dopo una fase calante, vive una nuova stagione d’entusiasmo. Come si legge nel rapporto, sono 13600 i piccoli sequestrati l’anno scorso dal valore di circa un milione di euro, ventinove le persone denunciate, di cui quattordici cittadini stranieri. “Il commercio – prosegue Troiano – cresce perché ci sono sempre più acquirenti. In Italia è molto diffusa l’idea che l’animale sia una sorta di oggetto da portare in borsa, privo di qualsiasi dignità. Spesso si compra un cane e solo dopo ci si accorge che ha dei bisogni, lo dimostrano le violenze domestiche, le meno note ma anche le più diffuse, e gli abbandoni frequenti soprattutto in questo periodo”.
“L’unica soluzione è un’evoluzione culturale della civiltà”, commenta Marco Avanzo del Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali del Corpo forestale (NIRDA). “Il discorso sanzionatorio serve, invece, a contrastare la criminalità organizzata e gli imprenditori senza scrupoli che sono dietro buona parte dell’importazione clandestina e si servono di nuovi strumenti”.
Come Internet. È sul web, infatti, che è possibile scommettere su qualsiasi competizione d’animali, acquistare belve d’ogni genere: dai cardellini alle tartarughe. Traffici difficili da monitorare, che si affiancano al ruolo svolto dalla Rete nella diffusione d’immagini e video di violenze. Un’enorme vetrina della brutalità umana dove far diventare “universali” le proprie “prodezze”, in grado di assicurare anonimato, popolarità e, in alcuni casi, la prigione. Ben 56 giorni per Allan Staughton, 23enne britannico, reo di aver postato sul Tubo il video in cui metteva il gatto della fidanzata in lavatrice.
Repubblica – 27 luglio 2013