Il 25% dei meridionali non lavora o ha smesso di cercare un’occupazione ma il tasso «accertato» è al 13,4%
NAPOLI – Il 25 per cento dei meridionali non lavora o ha smesso di cercare un’occupazione e il tasso di disoccupazione stabile al Sud è del 13,4%, in aumento di quasi un punto e mezzo rispetto a due anni fa. È il quadro, a tratti drammatico, che emerge dal Rapporto Svimez 2011 che traccia una sorta di deserto occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia con tassi di senzalavoro doppi rispetto alle aree del centro nord.
SCORAGGIATI – Una su quattro non ce la fa. Nel Sud Italia, infatti, una persona su quattro non lavora, se consideriamo anche i lavoratori in cassa integrazione e gli scoraggiati. Nel 2010 – si legge nello studio Svimez – il tasso di disoccupazione nel Sud «accertato»?è stato del 13,4% (contro il 12% del 2008), più del doppio del Centro-Nord (6,4%, ma nel 2008 era il 4,5%). Se consideriamo tra i non occupati anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non attivamente (gli scoraggiati), il tasso di disoccupazione corretto salirebbe al 14,8%, a livello nazionale, dall’11,6% del 2008, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno (quasi 12 punti in più del tasso ufficiale) e del 10,1% nel Centro-Nord.
MENO 281 MILA POSTI – Calano sempre più gli occupati, chiudono le aziende, cresce il sommerso. Negli ultimi due anni – secondo il Rapporto Svimez 2011 – il tasso di occupazione è sceso al Sud dal 46% del 2008 al 43,9% del 2010, e al Centro-Nord dal 65,7% al 64%. Su 533 mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese dal 2008 al 2010, ben 281 mila sono stati nel Mezzogiorno. Con meno del 30% degli occupati italiani, al Sud si concentra dunque il 60% della perdita di posti di lavoro. L’occupazione è in calo in tutte le regioni meridionali, con l’eccezione della Sardegna. Particolarmente forte è la diminuzione in Basilicata (dal 48,5 al 47,1%) e Molise (dal 52,3 al 51,1%).
TRIANGOLO DEI SENZALAVORO – Valori drammaticamente bassi e in ulteriore riduzione – segnala la Svimez – si registrano in Campania, dove lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%). Il tasso d’occupazione si riduce anche nelle regioni del Centro-Nord con l’eccezione di Valle d’Aosta, Friuli e Trentino Alto Adige, che presenta il valore più alto (68,5%). Particolarmente intensa è la flessione in Emilia Romagna (-2,8 punti percentuali, dal 70,2% al 67,4%) e in Toscana (dal 65,4 al 63,8%).
EMERGENZA GIOVANI – Due giovani su tre nel Sud Italia sono a spasso: in quest’area del Paese, infatti, il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il Nord del Paese (56,5%). «La questione generazionale – sottolinea la Svimez- diventa quindi emergenza e allarme sociale nel Mezzogiorno». Significativo l’aumento degli inattivi (le persone che non lavorano e non cercano attivamente un lavoro): tra il 2003 e il 2010 al Sud gli inattivi, sono aumentati di oltre 750mila unità.
RECESSIONE ALLE SPALLE, MA SUD ARRANCA – Un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresa. Un Sud dove le famiglie hanno anche difficoltà a spendere, ma che costituisce una sorta di protezione evitando che la disoccupazione schizzi a livelli astronomici.
Corriere.it – 29 luglio 2011