«I dati relativi al 2022 indicano che oltre 7,6 milioni di persone hanno trovato negli ospedali una risposta alle proprie necessità di salute, mostrando una ripresa delle attività post Covid, anche se ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici. Ma questa fotografia è un’occasione di riflessione sul grande tema dell’appropriatezza, in questo rapporto in chiaroscuro: il tasso di ospedalizzazione è in risalita mentre ci sono indicatori in miglioramento come la riduzione della degenza media pre-operatoria e meno dimissioni da reparti chirurgici con Drg medico». Il flash sul rapporto Sdo relativo a dati 2022, appena presentato a Roma, arriva dal ministro della Salute Orazio Schillaci, che a fronte di una parziale ripresa dei ricoveri dopo la pandemia ha voluto tenere i riflettori accesi sul ricorso improprio all’ospedale. Che «resta una criticità dovuta essenzialmente al crescente numero di persone affette da patologie croniche a cui vanno date risposte sul territorio – ha avvisato -. La demografia italiana è profondamente cambiata e su questo bisogna fare una riflessione attenta. È questo il setting assistenziale più appropriato, cioè il territorio per tutti i bisogni di salute non urgenti. Le risposte – ha detto il ministro – arrivano perché grazie ai fondi del Pnrr sono state attivate in alcune zone case e ospedali di comunità». Ma « solo nel 2026 vedremo il cambiamento reale con la messa a terra di tutti gli interventi previsti nel Pnrr – ha ricordato -: presidi capillari nel territorio, potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata e della telemedicina, a cui tengo in maniera particolare.
Altro fattore figlio dell’inappropriatezza e soprattutto delle disuguaglianze di salute è la mobilità passiva con l’8,3% dei ricoveri effettuato fuori Regione. Nel dettaglio, ha ricordato il ministro, presentano un indice di attrattività superiore alla media Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio. Sul fronte opposto Campania, Puglia e Calabria. «Ciò – ha commentato – purtroppo dimostra che ancora troppi cittadini prevalentemente del Sud devono muoversi per avere le migliori cure e ad affrontare costi notevoli sia economici che psicologici. Voglio ribadirlo anche oggi: la riduzione delle disuguaglianze è al centro dell’agenda politica sanitaria».
Il Sole 24 Ore sanita