Lo stato di salute della popolazione italiana è tra i migliori in Europa e la capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute, l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza dell’offerta sanitaria e le risorse economiche per il sistema sono in linea con la media europea, alle spalle dei Paesi del Nord Europa. A confermarlo è il 14° Rapporto Meridiano Sanità, elaborato da The European House-Ambrosetti e presentato a Roma due giorni fa, il 12 novembre.
Il Meridiano Sanità Index (realizzato con l’obiettivo di fornire una valutazione multidimensionale delle performance del sistema sanitario attraverso un confronto con i principali Paesi europei) colloca l’Italia dietro alla Spagna per quanto riguarda lo stato di salute della popolazione.
Sulla base degli 8 key performance indicator che definiscono lo Stato di Salute (aspettativa di vita alla nascita, aspettativa di vita in buona salute a 50 anni, tasso di prevalenza per patologie croniche ad alto impatto, fattori di rischio per adulti e per bambini, tasso di mortalita’ infantile e generale standardizzato per età), l’Italia si posiziona ben al di sopra della media europea ad eccezione dell’indice dei fattori di rischio per i bambini.
La fotografia che riguarda l’indice di mantenimento dello stato di salute, che valuta la capacità dei sistemi di migliorare nel prossimo futuro i risultati di salute oggi raggiunti, è anch’essa piuttosto positiva: se si guarda alla capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute, l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza dell’offerta sanitaria e le risorse economiche per il sistema, il Paese è infatti in linea con la media europea, alle spalle dei Paesi del Nord Europa.
Meridiano Sanità ha anche identificato e analizzato le dieci minacce alla salute dei cittadini italiani che richiedono strategie e azioni per attrezzare il nostro Servizio sanitario nazionale per affrontarle e superarle: l’invecchiamento della popolazione, i fattori di rischio (età, fumo, iperglicemia, alta pressione arteriosa e ipercolesterolemia), patologie croniche non trasmissibili, esitazione vaccinale, antimicrobico-resistenza, difficoltà di accesso all’innovazione, ritardi nella digitalizzazione del sistema sanitario, carenza dei medici, disomogeneità regionali e inquinamento atmosferico.
Secondo il rapporto, è necessario indirizzare gli investimenti in sanita’ negli ambiti che promettono di generare maggiori risultati di salute a fronte delle risorse investite.
Le note critiche riguardano l’economia del nostro sistema di salute: anche nel 2018, la spesa sanitaria pubblica continua a essere inferiore rispetto a quella dei principali Paesi europei (2.157 euro a parità di potere d’acquisto contro i 4.285 euro della Germania), sia nella componente pubblica che in quella privata e, negli anni, è cresciuta anche meno del Pil (+ 4,1 per cento a valore nominali rispetto a +8,3 per cento). Secondo il rapporto, lo scenario oggi è caratterizzato anche da instabilità regolatoria e della programmazione delle risorse per la sanità (tagli al finanziamento programmato, revisione continua dei tetti di spesa farmaceutica con l’inserimento del meccanismo del payback).
La valutazione e il confronto dei sistemi sanitari regionali, che Meridiano Sanità misura con 26 indicatori di performance , premia l’Emilia Romagna prima Regione in Italia per capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione e per indice di mantenimento dello stato di salute. Con 7,4 punti (a fronte della media nazionale di 5,7), la Regione presieduta da Stefano Bonaccini guida la classifica nazionale, precedendo Toscana (6,9) e, con 6,5 punti a pari merito, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Veneto.
“Non ho mai accolto i dati positivi di questi anni come un traguardo” afferma Bonaccini commentando il lusinghiero risultato della sua Regione “ma sempre come un punto di partenza per migliorare (ne abbiamo bisogno anche noi), anche perché si deve e si può fare sempre meglio. Rivendico però la bontà delle nostre scelte di fondo: la forte presenza del pubblico, l’efficienza e un impianto universalistico, per permettere alla persona più povera, al pari di quella più ricca, le migliori cure e la migliore assistenza. E prima ancora che un’organizzazione, questa è la nostra idea di società a cui non rinunceremo mai”.
“Non ho mai accolto i dati positivi di questi anni come un traguardo” afferma Bonaccini commentando il lusinghiero risultato della sua Regione “ma sempre come un punto di partenza per migliorare (ne abbiamo bisogno anche noi), anche perché si deve e si può fare sempre meglio. Rivendico però la bontà delle nostre scelte di fondo: la forte presenza del pubblico, l’efficienza e un impianto universalistico, per permettere alla persona più povera, al pari di quella più ricca, le migliori cure e la migliore assistenza. E prima ancora che un’organizzazione, questa è la nostra idea di società a cui non rinunceremo mai”.