Istat, nel 2023 in povertà assoluta 9,8% popolazione: massimi da 2014. Persi 5 milioni di giovani in 30 anni, cresciuti del 54% gli Over65
Per l’effetto del forte rialzo dell’inflazione degli ultimi tre anni, le spese per consumo delle famiglie sono diminuite in termini reali ed è aumentata la distanza tra le famiglie più e meno abbienti. Questo aumento della sofferenza economica si è riflessa nel contemporaneo peggioramento degli indicatori di povertà assoluta, che ha colpito nel 2023 il 9,8 per cento della popolazione, un dato più alto di circa tre punti percentuali rispetto al 2014. È quanto si legge nel rapporto annuale 2024 presentato oggi dall’Istat.
L’incremento di povertà assoluta ha riguardato principalmente le fasce di popolazione in età lavorativa e i loro figli. Il reddito da lavoro, in particolare quello da lavoro dipendente, ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico. Gli indicatori di povertà negli ultimi 10 anni mostrano una convergenza territoriale tra le ripartizioni, ma verso una situazione di peggioramento, prosegue il rapporto.
Meno 5 milioni di giovani in 30 anni, +54% over 65
Al 1° gennaio 2023, in Italia i giovani di 18-34 anni sono poco più di 10,3 milioni, di cui il 51,7 per cento maschi. Il peso sulla popolazione (17,5 per cento) è in forte decremento (-22,9 per cento sul 2002) e inferiore alla media Ue27 (19,3 per cento). E’ quanto rileva il Rapporto annuale Istat 2024. La diminuzione dei giovani in Italia comincia nella seconda metà degli anni Novanta. Dopo il picco del 1994 (15.183.990), esito conclusivo del secondo baby boom, il calo è costante: nel 2023 è di circa 5 milioni sul 1994 (-32,3 per cento). A esso fa da contrappunto un incremento speculare delle persone di 65 anni e più (da poco più di 9 milioni nel 1994 a oltre 14 milioni nel 2023, +54,4 per cento), da cui deriva la modesta tendenza incrementale in atto nella popolazione.
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