L’ultimo rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani, pubblicato di recente, consente di tracciare il profilo professionale dei laureati magistrali a ciclo unico in medicina veterinaria e di individuare le specificità di questo gruppo disciplinare. I laureati in veterinaria, già ad un anno dal titolo, si caratterizzano per buone performance professionali: tasso di occupazione, stabilità lavorativa ed efficacia del titolo risultano infatti superiori alla media.
A un anno dal titolo
Le chance occupazionali dei laureati magistrali a ciclo unico in veterinaria già ad un anno dalla laurea (laureati del 2013) sono buone: considerando anche coloro che sono in formazione retribuita, il tasso di occupazione raggiunge il 58,5% a fronte del 49% rilevato sul complesso dei laureati magistrali a ciclo unico. Mentre il tasso di disoccupazione si attesta al 28% (è il 30% a livello nazionale). La stabilità pari al 59%, a fronte del 38% registrato sul complesso dei laureati, si caratterizzata soprattutto per una maggior presenza di lavoratori autonomi (il 54% dei veterinari rispetto al 26% dei dottori magistrali a ciclo unico); mentre i contratti a tempo indeterminato interessano solo il 5% dei veterinari (è il 12% a livello nazionale). Il guadagno mensile netto, pari a 731 euro netti mensili a fronte dei 1.024 euro della media nazionale, sconta il fatto che molto spesso i veterinari sono da poco entrati nel mercato del lavoro, e si trovano ancora in una fase di transizione verso la piena realizzazione professionale. Già a un anno dal titolo l’85% dei laureati magistrali a ciclo unico in veterinaria dichiara il proprio titolo «molto efficace», contro il 75% della media.
A cinque anni dal titolo
Il tasso di occupazione a un lustro dal titolo cresce arrivando a coinvolgere il 91% dei veterinari (laureati del 2009), valore superiore all’87% registrato sul complesso dei laureati magistrali a ciclo unico; ne consegue che il tasso di disoccupazione scende a un “quasi” fisiologico 5% a fronte del 7% registrato dalla media nazionale. La stabilità lavorativa a cinque anni dalla laurea tocca l’85% (contro il 77% del complesso): cresce ulteriormente la quota di lavoratori autonomi (l’80% a fronte del 50% della media), e si attesta invece al 5% la quota di coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato (è il 28% della media).
Si tratta soprattutto di professionisti che lavorano nel privato, inseriti nel settore dei servizi (94% contro l’87%) in particolare nel campo della consulenza (54%) e della sanità (32%); nel primo caso di tratta di liberi professionisti titolari di studi veterinari, mentre nel secondo caso si tratta di occupati in cliniche veterinarie ospedaliere. Anche il guadagno mensile netto aumenta raggiungendo i 1.070 euro netti contro i 1.283 euro per il complesso dei laureati magistrali a ciclo unico, valore che testimonia quanto l’esercizio della libera professione richieda tempi di riconoscimento economico più lunghi rispetto alla media. L’efficacia del titolo di studio cresce ancora: a cinque anni dal titolo la quasi totalità dei veterinari (94%) dichiara il proprio titolo molto efficace, è l’88% per la media.
La laurea in medicina è ancora una garanzia: lavoro (quasi) sicuro e guadagni più alti. Il rapporto Alamaurea sulla condizione occupazionale
L’ultimo rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani consente di tracciare il profilo occupazionale dei laureati magistrali a ciclo unico in medicina e chirurgia e di individuare alcune delle loro specificità. Se ancora a un lustro dall’ottenimento del titolo di studio la maggior parte dei medici risulta impegnata in attività di formazione specialistica necessarie per l’avvio della professione, la loro performance lavorativa è ottima già dopo dodici mesi sia per guadagni superiori alla media che per l’efficacia del titolo.
A un anno dal titolo. Il tasso di occupazione dei laureati in medicina e chirurgia a dodici mesi dal conseguimento del titolo (laureati del 2013), considerando anche coloro che sono in formazione retribuita, raggiunge il 46,5% a fronte del 49% rilevato sul complesso dei laureati magistrali a ciclo unico; il tasso di disoccupazione si attesta a tre punti sotto la media nazionale: 27% contro 30%. La peculiarità del percorso di studio in esame è legato all’elevata prosecuzione della formazione post-laurea, nella maggior parte dei casi attraverso l’iscrizione a scuole di specializzazione, necessarie alla formazione di medici specialisti. Il percorso di inserimento professionale dei laureati in medicina e chirurgia, pertanto, è molto lungo, e necessiterebbe di tempi di osservazione che vanno ben oltre i cinque anni delle indagini AlmaLaurea.
Ad ogni modo, la stabilità contrattuale, già a un anno dal titolo, si attesta al 48,5% contro il 38% della media nazionale; in particolare il 46% dei medici svolge un’attività autonoma (la media è al 26%), mentre il 2,5% dichiara di avere un contratto a tempo indeterminato (la media nazionale è al 12%). In corrispondenza, la precarietà caratterizza il 51% dei medici (mentre è al 62% per i laureati magistrali a ciclo unico), in particolare il 25% ha un contratto a tempo determinato. L’86% dei medici comincia a lavorare solo dopo la laurea in quanto in precedenza la stragrande maggioranza si dedicava ai soli studi universitari; è noto che l’impegno formativo, in questo ambito disciplinare, raramente consente la coniugazione tra studio e lavoro. Già ad un anno il guadagno per i medici arriva a 1.258 euro netti al mese, contro i 1.024 degli altri laureati a ciclo unico. Non stupisce pertanto che già a dodici mesi dal titolo l’efficacia del titolo di studio rispetto al lavoro svolto coinvolga la quasi totalità dei medici: il 96% dichiara la laurea “molto efficace” contro il 75% del complesso dei laureati magistrali a ciclo unico.
A cinque anni dal titolo. Il tasso di occupazione ad un lustro dal titolo è pari al 95% a fronte dell’87% rilevato a livello nazionale. Il tasso di disoccupazione si attesta intorno ad un fisiologico 1% rispetto al 7% rilevato sul complesso dei laureati magistrali a ciclo unico. Dal punto di vista della stabilità lavorativa cresce la quota dei medici impegnati in attività autonome effettive (59%) a fronte del 50% della media nazionale; rimane assolutamente marginale la proporzione di quanti risultano assunti con contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (4 versus 28% del complesso dei laureati). La precarietà scende ora al 37% a fronte del 22% rilevato a livello nazionale. Il guadagno mensile netto cresce raggiungendo i 1.678 euro netti mensili (è di 1.283 nella media). Anche l’efficacia del titolo nel lungo periodo aumenta ulteriormente: addirittura il 99% dei laureati in medicina e chirurgia dichiara ora il proprio titolo molto efficace, a fronte dell’88% della media. Naturalmente, dal punto di vista del ramo economico di inserimento professionale, praticamente la totalità dei medici lavora nel campo della sanità.
Sanita24 – 13 luglio 2015