Ma secondo il Dg dell’Agenzia Mantoan, almeno per quanto riguarda gli ospedali, il sistema ha tenuto garantendo comunque 6milioni e 693mila ricoveri totali riuscendo a contrastare le difficoltà legate alla pandemia. Anche se sono stati quasi 750mila gli italiani che hanno dovuto rinunciare a un intervento chirurgico programmato. In deciso affanno, invece, le attività di screening: più di una donna su tre non si è sottoposta ad esami e sono calati ben del 46% quelli del colonretto
È confermato, il sistema ha tenuto: i servizi sanitari regionali hanno saputo reagire anche alla seconda ondata pandemica. E così il bilancio del 2020, l’annus horribilis che difficilmente dimenticheremo, si chiude con una contrazione dei ricoveri totali (tra urgenti, ordinari e in Day Hospital) nelle strutture pubbliche e private del 21%, frutto della media del meno 14,4% di quelli urgenti e il meno 26% degli ordinari.
Prestazioni non erogate, da un lato, perché rimaste imbrigliate dalle maglie strette imposte Covid, dall’altro per la mancata richiesta da parte dei cittadini stessi, troppo spaventati per varcare le soglie degli ospedali. Ma nonostante tutto il Ssn è riuscito a garantire 6milioni e 693mila ricoveri totali riuscendo a contrastare le difficoltà legate alla pandemia. Cosa non così scontata, ha osservato Domenico Mantoan, Direttore Generale di Agenas, soprattutto alla luce della scarsa disponibilità di posti letto che ormai ci contraddistingue nello scenario europeo (nel 2018 avevamo 3,14 posti letto ogni mille abitanti contro una media europea del 5,37).
Certo, non tutte le Regioni, considerato anche il diverso impatto del Covid sui territori, hanno mostrato nel 2020 lo stesso livello di resilienza: si va così da una riduzione dei ricoveri del 30,6 % in Calabria, al -15,2% del Veneto, solo per citare due esempi.
Mediamente se da luglio a settembre i ricoveri totali sono diminuiti dell’8,9% rispetto allo stesso bimestre 2019, durante la seconda ondata il calo medio è stato del 23,4%. Una performance decisamente migliore rispetto al primo tsunami provocato dal Covid, che aveva portato ad una riduzione del 36,5%. Anche in questo caso con dei distinguo regionali: da ottobre a dicembre 2020 rispetto al 2019, in Calabria i volumi totali di attività sono diminuiti di circa il 50%, in Puglia del 43%, al contrario in Fvg del 13,9% nelle Marche del 15%. E ci sono state anche realtà che hanno ingranato la marcia incrementando l’offerta di assistenza.
Rimane il fatto che più di una donna su tre non si è sottoposta a screening mammografico (-37,7%). Ma il dato più evidente è quello relativo allo screening del colon retto: mancano all’appello ben 1milione e 113mila screening colorettali rispetto al 2019 (-46%).
A scattare la fotografia delle regioni alla prova del Covid è l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), in collaborazione con il Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna che ha presentato nei giorni scorsi i risultati dell’indagine: “La Resilienza dei servizi sanitari regionali e delle prestazioni non erogate a causa dell’emergenza Covid-19 – Focus sulle prestazioni ospedaliere erogate nel 2020”.
“I dati prodotti – ha dichiarato Manuela Lanzarin, membro del Consiglio di Amministrazione Agenas – risultano particolarmente preziosi per la programmazione delle attività da parte delle Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano con l’obiettivo, tra gli altri, di recuperare le prestazioni sanitarie e abbattere le liste di attesa su tutto il territorio nazionale. Il nostro Servizio sanitario nazionale nel suo complesso ha comunque dimostrato, per quanto riguarda l’erogazione delle prestazioni diverse da quelle imposte dal Covid una notevole capacità di resilienza. Il lavoro dell’Agenzia e del Laboratorio MeS della Scuola Superiore Sant’Anna è un utile strumento di osservazione dal quale trarre spunti per il futuro.”
“I nuovi risultati confermano, pur con qualche eccezione, il trend dei primi sei mesi del 2020 – ha affermato Domenico Mantoan, Direttore Generale Agenas – il lavoro di analisi è stato possibile grazie alla consultazione delle Sdo nazionali del 2019 e del 2020, messe a disposizione dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, nonché dei dati dei programmi di screening oncologici pubblicati sul sito dell’Osservatorio Nazionale Screening. Sottolineo questo aspetto per rimarcare l’importanza di avere tempestivamente dati aggiornati e di qualità a disposizione per una corretta interpretazione delle realtà sanitarie, condizione fondamentale per la legittimazione di adeguate politiche di programmazione sanitaria da parte del Ministero della salute, oltre che delle Regioni e Province Autonome.”
“Parte delle prestazioni non erogate nel 2020 – ha spiegato Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – dipendono dalla mancata richiesta da parte dei cittadini stessi, e quindi da una riduzione dell’offerta. Non tutto sarà possibile e opportuno recuperare nel 2021. In ogni caso, sarà necessaria un’attenta analisi dei dati per mettere in campo azioni di rilancio e sostegno di servizi quali quelli di prevenzione, come gli screening oncologici”.
L’indagine ha messo a confronto le prestazioni ospedaliere erogate nel corso del 2019 con quelle di tutto il 2020 (i dati frutto dall’analisi delle Sdo sono provvisori al 16 aprile 2021, ma in via di consolidamento), completando l’analisi relativa al primo semestre 2020, presentata nel mese di aprile 2021
Il verdetto degli analisti? “Il livello di resilienza dei servizi sanitari regionali è rimasto alto ed è emersa la capacità dei servizi sanitari di trarre esperienza dalla prima ondata epidemica, riuscendo, nella seconda parte dell’anno, ad organizzare una risposta più efficace alle esigenze di cura dei cittadini, nonostante l’ondata pandemica sia stata più diffusa sul territorio.
Vediamo in sintesi alcuni dei dati emersi
Agenas e MeS hanno messo sotto la lente (i dati sono disponibile sul sito di Agenas) le attività non procrastinabili (quindi quelle oncologiche e cardiocircolatorie), quella paradigmatiche della qualità del processo offerto (es, fratture di femore operate entri le 48 ore) e la tenuta complessiva del sistema.