La cura lacrime e sangue targata Domenico Mantoan sta guarendo i conti della sanità veneta. La Regione tira il fiato, ma non canta vittoria. L’inversione di tendenza, il percorso virtuoso che ha fatto scendere i costi di produzione dei colossi ospedalieri, ha lasciato la sanità all’osso. Il “Rapporto sulla gestione del servizio sanitario regionale 2011” stilato dall’Arss plaude al capitolo conti, ma lancia un allarme che, a meno di una fulminea iniezione di euro, rischia di ricadere sulla pelle dei pazienti: gli investimenti in personale e innovazione tecnologica hanno subito una brusca frenata. L’Agenzia regionale socio sanitaria registra una diminuzione della perdita di esercizio di 110 milioni di euro rispetto al 2010, frutto dell’operazione di contenimento della spesa realizzato dal segretario regionale alla Sanità: «Il valore della perdita ora è fermo a quota 347 milioni».
Taglio della spesa. «La riduzione della perdita», si legge nella relazione dell’Arss, «è stata ottenuta grazie ad un percorso virtuoso, in cui i costi della produzione hanno per la prima volta subito un’inversione di trend. Nel 2011 si assiste a oneri assoluti in calo rispetto all’anno precedente. In particolare si riducono tutte le voci di costo relative all’acquisto di servizi sanitari (che pesano il 50 per cento del totale dei costi) e la spesa per il personale».
I tecnici dell’Arss non mancano di sottolineare che nemmeno la sanità veneta è esente dagli aumenti che gravano sulle famiglie: «Fanno eccezione alcune voci di costo non sanitario: riscaldamento, elettricità, assicurazioni».
Investimenti all’osso. La relazione dell’agenzia regionale sostiene che le maggiori criticità risiedano nella gestione finanziaria e patrimoniale: «Il trend di incremento degli investimenti appare inerziale». «Si stanno mani festando i primi effetti del con tingentamento degli investimenti autorizzati dalla Regione con una diminuzione del valore assoluto delle acquisizioni 2011 e una previsione in ulteriore calo per il2012. Nonostante poi gli investimenti risultino ancora consistenti, i livelli di obsolescenza tecnologica restano invariati ». «Gli investimenti sono realizzati senza adeguata copertura finanziaria. Il finanziamento con fonti a breve termine ha indebolito la solidità patrimoniale del sistema, rendendo ancor più critica la tensione finanziaria di alcune Usl, in situazione di assoluta difficoltà». Circa 83 milioni spesi in attrezzature sanitarie sono una goccia nel mare della sanità veneta.
Conti sotto esame. Il bilancio 2011 si chiude con una perdita di 347 milioni di euro, rispetto ai 455 milioni del 2009. «Il contenimento dei costi sarà ancor più necessario nel prossimo futuro, in considerazione della sostanziale riduzione delle risorse trasferite dallo Stato». «Nel 2011, per la prima volta il servizio sanitario regionale ottiene un’inversione di tendenza del trend dei costi di produzione: l’acquisto dei servizi sanitari è calato del 3,5 per cento: farmaceutica meno 9 per cento, specialistica ambulatoriale meno 2,3, assistenza ospedaliera meno 7,2. A fronte di questa riduzione, aumentano i costi dei servizi non sanitari: più 10 per cento nel 2010».
La relazione poi punta il dito contro la cronica carenza di liquidità: come l’anno scorso «è possibile che le aziende siano portate a ricercare un margine di sicurezza per il pagamento degli stipendi di gennaio, a fronte di eventuali ritardi da parte della Regione nell’erogazione della prima rimessa mensile dell’anno».
di Fabiana Pesci – Il Mattino di Padova – 4 novembre 2012