E sono venti: obiettivo raggiunto. Così, con la faccia di chi adesso non ha neanche bisogno di far la faccia da te l’avevo detto poiché in realtà lo andavano dicendo con la stessa faccia da mesi, il commissario Beppe Sala e il ministro Maurizio Martina hanno annunciato ieri che i milioni di biglietti venduti per l’Expo hanno toccato finalmente la quota fissata come «traguardo minimo obbligatorio» dell’evento. E quindi non i ventiquattro milioni che qualcuno aveva forse avventurosamente sperato un anno fa, d’accordo.
Ma i venti definiti alla partenza come «obiettivo realistico», quelli sì. Peccato solo che in questa giornata di grandi numeri, che ha visto arrivare a Milano anche centotredici sindaci da tutto il mondo per sottoscrivere un nuovo Patto contro la fame a nome di 400 milioni di persone, e a poche ore dalla consegna al segretario dell’Onu Ban Ki-moon di quella Carta di Milano pensata come l’eredità vera dell’Expo, proprio su questo documento sia calata la bocciatura della Caritas Internazionale: «Manca la voce dei poveri, non si affrontano i veri problemi del pianeta».
«Non che i numeri siano il fattore principale ma sono molto soddisfatto», ha detto comunque un commissario Sala «stanco certo, ma va bene così». «#OrgoglioItalia» , ha twittato il ministro Martina. Venti milioni di «biglietti venduti», va precisato, e non ancora di ingressi effettivi: c’è anche chi ha comprato il biglietto ma non l’ha ancora usato. Il prossimo obiettivo non dichiarato, a due settimane dalla fine, è di arrivare a quota ventuno in entrambe le classifiche: si vedrà.
Nel frattempo ieri Milano ha appunto ricevuto la visita di tutti quei sindaci, invitati dal padrone di casa Giuliano Pisapia, per firmare un «Urban Food Policy Pact» con cui «garantire il diritto al cibo e una crescita sostenibile». Un «impegno solenne», lo ha definito Pisapia. «Vi auguro ogni successo», ha detto loro Carlo d’Inghilterra in un video inviato apposta.
Il vero documento importante Made in Expo però, almeno come simbolo, è la famosa Carta di Milano che per mesi è stata firmata da tutti i capi di Stato, ministri, politici, funzionari, delegati (nonché milioni di cittadini «normali») venuti in visita all’esposizione. Oggi a riceverla verrà il segretario dell’Onu e a consegnargliela sarà il Presidente italiano Sergio Mattarella. «Non è un successo del nostro Paese — ha scritto il premier Matteo Renzi a Ban Ki-moon — ma un’occasione» per tentare di costruire «un mondo più giusto».
Occasione persa, è purtroppo il duro commento della Caritas Internationalis. Il cui segretario Michel Roy scrive che anche se «la Carta ha avuto il merito di sollevare il problema» ha però dei limiti grossi: «Manca di mordente, non parla di speculazione finanziaria, accaparramento delle terre, Ogm, perdita di biodiversità». Chiusura: «Siamo stati chiamati a partecipare alla sua stesura, ma constatiamo che il risultato non ha tenuto conto dei nostri suggerimenti. Forse per salvaguardare altri equilibri».
Paolo Foschini – 16 ottobre 2015