Si arriverà stabilmente a zero Pfas anche nell’acqua distribuita dagli acquedotti del Veronese, raddoppiando i filtri. Un’operazione per realizzare la quale serviranno però nove mesi, anche se nel frattempo ci si sta avvicinando al risultato cambiando più spesso i carboni attivi. Questo, quantomeno, è l’obiettivo che stanno perseguendo sia la Regione che enti e società di gestione del servizio idrico. Gli interventi previsti nella centrale di potabilizzazione presente a Madonna di Lonigo, e di proprietà di Acque Veronesi, da cui dipende l’approvvigionamento delle reti idriche nei Comuni del Basso Veronese che rientrano nell’area maggiormente esposta alla contaminazione sono stati oggetto di un incontro urgente ieri mattina nella sede dell’Ato. La riunione era stata convocata per dare informazione ai sindaci- specialmente a quelli della zona contaminata, che erano presenti in massa-delle iniziative in corso per arginare l’emergenza. (…)
Tema dell’incontro, ovviamente, le modalità con cui rientrare al più presto nei nuovi limiti imposti dalla Regione. Ovvero, i 90 nanogrammi per litro della somma di Pfos e Pfoa, con al massimo 30 di Pfos, i 300 nanogrammi per la somma degli altri Pfas, con l’obiettivo di scendere sotto i 40 per i Pfoa nella zona rossa. Per tutti, il fine a cui tendere è quello di portare nell’area contaminata acqua pulita proveniente dal suo estremo. Per questo, però, serviranno 4 o 5 anni. Nel frattempo serve comunque intervenire per migliorare la situazione esistente. Acque Veronesi, che era presente con il presidente Niko Cordioli e il direttore Francesco Berton, ha chiesto 270 giorni per raddoppiare i filtri. I tecnici stanno progettando un ampliamento dell’impianto di filtraggio già esistente, che era stato potenziato lo scorso anno, nella centrale di potabilizzazione. Alla fine saranno in funzione venti filtri in serie, che permetteranno di depurare due volte l’acqua, pur mantenendo la portata massima, di 500 litri al secondo, anche durante le operazioni di sostituzione dei filtri. In tutto verranno utilizzati 130.000 chilogrammi di carbone attivo derivante da noci di cocco. Questo intervento costerà un milione 800.000 euro, mentre ogni cambio di filtri, che dovrà essere effettuato ogni due mesi, significa una spesa di 200.000 euro. In attesa del raddoppio. Acque Veronesi sostituirà più spesso le masse filtranti, investendo in questo un milione 300.000 euro. In tutto, insomma, serviranno dai 10 ai 13 milioni di euro. «Non importa se dovremo pagare per questo uno o due euro in più per bolletta», ha commentato il presidente della Provincia Antonio Pastorello. «Spenderemo questi soldi anche se non erano previsti, tagliando spese da altre parti e modificando le tariffe», gli ha risposto il presidente dell’Alo Mauro Martelli. Secondo il quale è necessario dare informazioni quotidiane nelle scuole sulle analisi dell’acqua. All’incontro c’era anche Nicola Dell’Acqua, direttore generale dell’Arpav e coordinatore della commissione regionale Ambiente e salute. «Ci avvieremo allo zero virtuale, ma dobbiamo accorciare i tempi per il raddoppio dei filtri», ha affermato. «Siamo m emergenza sanitaria e le analisi nelle scuole vanno fatte; oggi le mamme non si stanno ammalando di Pfas ma di stress, per cui dobbiamo dare loro tranquillità».
Luca Fiorin – L’Arena – 14 ottobre 2017