Quote latte terreno di scontro tra Roma e Bruxelles. L’Europa vuole chiarimenti dall’Italia in merito ai contenziosi amministrativi in corso presso il Tar Lazio e alle 200 cause più importanti per importo, relative alle quote latte nei periodi 1995/96-2001/02. La Commissione europea svela che sta seguendo «da vicino» il processo di recupero delle multe dovute dai produttori italiani, «che non hanno aderito al regime di pagamento rateale». Di più. Bruxelles si dice «insoddisfatta per l’estrema lentezza nel recupero dei prelievi dovuti». E chiede un «riepilogo dettagliato dell’importo complessivo dei prelievi effettivamente riscossi» finora dal Belpaese.
La commissione informa che sta seguendo anche «gli ultimi sviluppi in Italia connessi al rapporto della divisione Carabinieri del Mipaaf sui dati usati per calcolare il prelievo supplementare» (si veda ItaliaOggi del 28/6/2011). E, a riguardo, avverte: esiste una sentenza della Corte di giustizia (datata 25 marzo 2004, ndr) che impone «l’effettiva applicazione della riscossione del prelievo». La pronuncia in questione sostanzialmente afferma che, quant’anche fosse dimostrata la determinazione errata delle quote produttive assegnate, un eventuale esonero dalle multe per gli splafonatori darebbe loro «un vantaggio concorrenziale ingiustificato rispetto ai produttori di altri stati membri, che applicano in modo corretto la normativa comunitaria».
E questo vale anche se la produzione di latte ha superato la quota nazionale, senza che questo surplus abbia innescato il pagamento di un prelievo dovuto. Di tutto ciò, l’esecutivo comunitario parla in una lettera riservata, inviata al governo italiano dal direttore generale agricoltura e sviluppo rurale, José Manuel Rodriguez. La missiva, intercettata da ItaliaOggi, giunge in un momento delicato per la questione multe latte. Nelle stesse ore in cui essa veniva spedita a palazzo Chigi, per mezzo del rappresentante italiano presso 1’Ue, Ferdinando Nelli Feroci, il governo italiano approvava il decreto legge con la manovra correttiva.
E con esso «interrompeva» ogni procedura di riscossione in corso a carico degli splafonatori di quote latte, «discaricando delle relative quote» gli agenti Equitalia, finora incaricati della riscossione. Non solo. Con la manovra l’esecutivo italiano ha bloccato anche ogni possibilità di iscrizione a ruolo in materia di prelievo supplementare di quote. E, dunque, ha reso impossibile qualsiasi eventuale procedura esecutiva, come pignoramenti, fermi amministrativi, ipoteche ecc. (si veda ItaliaOggi del 30/6/2011). Quindi, la manovra ha estromesso Equitalia dalle attività di riscossione delle multe e ha affidato la partita ad Agea che – sebbene sprovvista di strutture idonee alla riscossione – potrà tentare di riscuotere le multe non pagate.
Ma, per questa operazione, Agea potrà utilizzare solo il vecchio strumento dell’ingiunzione di pagamento, per come disciplinata dal regio decreto 639/1910. Della partita, poi, dovrebbero essere anche le regioni, che secondo la bozza di decreto legge al vaglio del Quirinale potranno riattivare le procedure di recupero delle multe non pagate, anche qui facendo leva sulla sola ingiunzione di pagamento. Tornando alla lettera di Bruxelles, questa quantifica in 407 min di euro l’ammontare di prelievi tuttora non riscossi, perchè oggetto di procedimenti dinanzi ai Tar. Sono tutti casi pendenti direttamente interessati dalla sentenza della Corte di giustizia del marzo 2004. Per questo, l’esecutivo Ue chiede esplicitamente all’Avvocatura dello stato italiana di conoscere: – metodo di gestione e trattamento riservato di tali casi; – riepilogo cronologico, anno per anno, delle misure adottate per difendere gli interessi dell’amministrazione italiana; – tempi di emissione delle sentenze definitive, indicando quelle a favore e a sfavore dell’amministrazione italiana; – tempi entro cui si prevede che i singoli Tar rendano sentenza definitiva in merito ai casi in esame; – misure attraverso cui l’avvocatura dello stato italiano intende perseguire attivamente e accelerare i procedimenti dinanzi al Tar Lazio
Sullo sfondo la denuncia di Ernesto Carbone, coordinatore del forum agricoltura del Pd, che avverte: «Continuo a chiedere, senza mai ricevere risposta, che legame c’è tra Credieuronord (la banca leghista fallita, salvata da F iorani) e i furbetti delle stalle. Soprattutto alla luce della sentenza che ha riconosciuto l’associazione a delinquere per quegli allevatori che regolarmente e con un preciso meccanismo producevano fuori quota. E le condanne più alte non è un caso siano state inflitte a Giovanni Robusti, leader dei Cobas, ex parlamentare Lega Nord ed ex consigliere d’amministrazione di Credieuronord».
PAGINA A CURA DI LUIGI CHIARELLO
Italia Oggi – 5 luglio 2011