“Dopo la sentenza emessa dalla Corte di giustizia Ue il 27 giugno 2019 sul sistema di quantificazione del prelievo da imputare agli allevatori – sentenza che ha portata vincolante in tutti gli Stati membri – l’Italia deve prendere atto che tutti i prelievi imputati agli allevatori italiani dal 1995-96 al 2003-2004 sono stati calcolati sulla base di una normativa interna non conforme alla normativa comunitaria”. È quanto hanno evidenziato gli avvocati Maddalena Aldegheri e Ester Ermondi che, insieme ai colleghi Anna Barbero, Marisa Goffredo, Catia Salvalaggio, Fabrizio Tomaselli e Paolo Botasso, da anni difendono gli allevatori italiani.
I legali hanno precisato che in base a quanto stabilito dalla Corte Ue risulta comprovato che l’Italia ha applicato il regime delle quote, quantomeno nel periodo che va dal 1995 al 2004, “in maniera non conforme al dettato comunitario, poiché in base alla normativa italiana la compensazione è avvenuta per categorie prioritarie, e non tra tutti i produttori in via lineare, proporzionalmente alla quota loro attribuita, come stabilito dalla Corte di Giustizia Ue”. Quindi, secondo gli stessi avvocati, “la normativa interna deve essere immediatamente disapplicata, anche da parte dell’amministrazione, e le multe annullate”.
Se prima il Tribunale di Roma e poi la Corte di Giustizia europea hanno stabilito, con sentenza, che i calcoli delle quote latte in Italia non erano attendibili, perché i produttori oggi devono essere ancora sottoposti ad azioni di recupero?
Questo il ragionamento dell’assessore veneto all’agricoltura, Giuseppe Pan, che, all’indomani della sentenza del giudice per le indagini preliminari Paola De Nicola del Tribunale di Roma, aveva subito scritto al ministro Centinaio per chiedere la sospensione delle azioni di recupero nei confronti dei produttori che avevano ‘splafonato’ rispetto ai quantitativi indicati da un sistema di ‘quote’ rivelatosi manifestamente truccato. Ora, dopo la sentenza di ieri della Corte di Giustizia Europea che a sua volta ha stabilito che i calcoli sulle quote latte non erano attendibili e che l’Italia non ha rispettato “il criterio proporzionale di riassegnazione dei quantitativi di riferimento inutilizzati”, il titolare delle politiche agricole della Regione Veneto ha ripreso l’iniziativa per chiedere la sospensione delle azioni di recupero, in attesa delle determinazioni che assumerà il Ministero per le politiche agricole.
Con una lettera ad Avepa, l’organismo pagatore veneto incaricato di riscuotere le multe per la campagna 2014-2015, Pan, con il supporto dell’avvocatura regionale, ha dato mandato al direttore Fabrizio Stella di attivarsi con l’Agenzia delle Entrate per “rappresentare la sopravvenuta situazione” al fine di “una eventuale sospensione delle attività di riscossione già in essere”, in attesa che Ministero e Agea chiariscano se le multe devono considerarsi estinte o se si debba procedere ad un eventuale ricalcolo.
“Di fronte al rischio di illegittimità delle procedure di escussione coattiva attivate da Avepa – dichiara Pan – ritengo necessario adottare ogni iniziativa opportuna per evitare contenziosi dall’esito prevedibile, se non pregiudizievole, e tutelare i 140 produttori veneti interessati ma anche l’operato di Avepa. Mi auguro che il Ministero, nonché il Governo e il Parlamento, individuino quanto prima la via legale per uscire da questa intricata vicenda, per dare finalmente certezze a tutti i produttori e agli organismi ai quali sono state affidate per delega regionale le operazioni di recupero forzoso”.