Micaela Cappellini, IL Sole 24 Ore. Le multe per le quote latte tornano a colpire. Dopo 25 anni di lotte e di ricorsi, proprio in questi giorni sul tavolo degli allevatori stanno arrivando a raffica i pignoramenti dei conti correnti e le ipoteche sulle proprietà inviate dall’Agenzia delle entrate su mandato dell’Agea. Si tratta di cartelle pesantissime, con richieste che in alcuni casi superano i 700mila euro, per un ammontare totale di oltre 1,2 miliardi di euro: la metà di tutte le multe per le quote latte comminate dal 1997 a oggi, tutte adesso, e tutte sulle spalle di 5mila aziende, il 50% delle quali concentrate in Lombardia. Inevitabile che gli allevatori siano pronti alla battaglia: «Le stalle sono già allo stremo – dice Roberto Cavaliere, presidente di Copagri Lombardia – non riescono più a far fronte alle spese necessarie all’alimentazione degli animali e ai costi di produzione per il latte. Così rischiamo di far scomparire un terzo degli allevamenti lombardi, da cui dipende circa la metà della produzione lattiero-casearia nazionale».
L’aria è tesa. Gli allevatori sono già scesi in piazza con i trattori a Brescia il 14 di luglio ed erano pronti a farlo anche oggi, se il direttore generale dell’Agenzia delle entrate di Milano non avesse aperto lo spiraglio di una sospensione. «La sospensione sarebbe un atto dovuto – dice Cavaliere – lo stato di agitazione comunque resta e non escludiamo l’organizzazione di nuove iniziative o forme di protesta». Il primo passo, quello più urgente, è fermare le cartelle esattoriali. Ma per risolvere in maniera definitiva il problema occorre un intervento del Governo che recepisca le sentenze della Corte di Giustizia Ue e proceda al ricalcolo delle multe. «Peccato che questo Governo finora non se ne sia occupato, e ora che è in uscita non se ne possa occupare», ammette Cavaliere, con una certa amarezza.
La matassa è complessa e per districarla occorre ripercorre le principali tappe della storia delle multe per le quote latte in Italia. Una vicenda che dal 1995 ad oggi ha coinvolto 50mila allevamenti – il 50% di tutti quelli presenti in Italia, il 90% dei quali al Nord – per un monte sanzioni totale di 2,5 miliardi di euro. «Le quote latte allora stabilite dalla Ue – cerca di riassumere Cavaliere – costituivano un diritto a produrre. Il primo errore fu che lo Stato italiano fissò regole sbagliate per la loro distribuzione: i diritti infatti furono venduti di mano in mano e non furono sempre assegnati a chi aveva veramente le vacche da latte». Con il risultato, sostengono gli allevatori, che chi viveva della produzione di latte fu costretto a sforare le quote e a prendersi le multe, se non voleva chiudere. Il secondo errore furono tutte quelle leggi che, di volta in volta, esclusero dalle multe determinati gruppi di allevatori per le ragioni più diverse: «Così facendo – racconta ancora Cavaliere – lo Stato di fatto finì col compensare a tavolino l’80% delle aziende italiane multate. A quel punto, il restante 20% cominciò coi ricorsi».
Le azioni legali si accumulano fino al 2019 quando una prima sentenza della Corte di Giustizia Ue dà ragione agli allevatori, sostanzialmente dicendo che lo Stato italiano aveva sbagliato il metodo di calcolo delle multe e quindi deve procedere al ricalcolo. «Una sentenza storica – dice cavaliere – rafforzata da un secondo pronunciamento della stessa Corte, a gennaio 2022, che va esattamente nella stessa direzione. È chiaro che a questo punto il Governo deve prendere in mano la questione ed emanare una nuova legge a rettifica di tutte le multe comminate dal 1995 ad oggi. Anche perchè, stando alle nostre stime, il ricalcolo porterebbe a una riduzione del 50% degli importi dovuti, non poca cosa». Invece il Governo passa, e nessuno si fa carico del problema. Non solo: l’Agea, tramite il braccio dell’Agenzia delle Entrate, addirittura si risveglia ed esige i pagamenti. «A ottobre c’è stata una prima ondata di pignoramenti sui conti che noi abbiamo fermato con un’azione legale – racconta Cavaliere – oggi tornano alla carica, proprio nel mezzo di una situazione di incertezza politica e di disagio economico».
Questa volta anche i vertici della Regione Lombardia si sono schierati dalla parte degli agricoltori. In una lettera indirizzata al Mipaaf, all’Agea e all’Agenzia delle entrate, il presidente Attilio Fontana chiede infatti la sospensione delle riscossioni e la nuova legge per il ricalcolo.