Ancora bufera sulle quote latte dopo le prese di posizioni del neo ministro tecnico Mario Catania e le richieste di questi giorni di pagamento delle multe da parte di Agea. A prendere posizione ora è l’assessore all’agricoltura del Veneto, Franco Manzato, che intima l’alt: nessun pagamento fino a quando non sarà fatta piena chiarezza sui dati produttivi. Una quindicina di giorni fa Catania aveva ribadito in un’intervista al Corriere della Sera che «le disposizioni normative sono un fatto oggettivo». Quindi le multe si devono pagare? «Sono prelievi previsti dalle norme che bisogna applicare. Facendo la massima attenzione però. Sarebbe criminale far pagare sforamenti in presenza di dubbi o errori nelle sequenze applicative».
A pochi giorni di distanza il comunicato di Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, in cui si rende noto ai produttori interessati che «anche alla luce delle recenti pronunce in sede giurisdizionale che hanno visto prevalere le ragioni dell’Amministrazione, e è ancora consentita la rateizzazione degli importi dovuti anche per coloro che hanno lasciato scadere i termini di legge». Invito esplicito a mettersi in regola «evitando così di incorrere nelle procedure di riscossione coattiva degli importi dovuti nonché di revoca delle quote integrative assegnate, ad aderire alla rateizzazione nelle forme normativamente previste».
«Prima di intraprendere e proseguire qualsiasi azione di riscossione nei confronti degli allevatori, non importa se rateale o in forma coattiva – afferma per parte sua Manzato – ritengo indispensabile che il Ministro attenda le verifiche in corso, già intraprese dal Commissario Straordinario generale Agea Mario Iannelli»
«In base alle risultanze delle indagini di Polizia Giudiziaria delegate da circa una sessantina di Procure italiane – ha ricordato Manzato – risulterebbe già comprovato che i dati di produzione dichiarati nelle annate dal 1995/96 al 2008/09, posti a base delle multe, sono totalmente incompatibili, per eccesso, con il reale patrimonio bovino italiano. Pertanto né lo Stato italiano, né gli allevatori italiani, erano e sono tenuti a pagare alcunché. Anche solo per tale motivo, è evidente che non possiamo permettere che, per colpe tutte interne all’amministrazione – ha concluso l’assessore leghista – sia messa a repentaglio la sopravvivenza stessa di migliaia di aziende agricole, pretendendo pagamenti prima che venga fatta definitiva chiarezza sui dati produttivi».
A cura di C.Fo – 7 dicembre 2011 – riproduzione riservata