Il mercato dei formaggi, Grana Padano e Parmigiano Reggiano in particolare, continua a segnare buoni risultati e i caseifici, incuranti dei segnali di pericolo che arrivano da un eccesso di produzione, continuano a pompare latte nelle caldaie e a riempire magazzini di stagionatura.
Una frenesia che sta spingendo la produzione in alto di quasi il 10% in più rispetto ad un anno fa, come già segnalato da Agronotizie. Ma per fare il formaggio serve il latte, necessariamente italiano per i prodotti a marchio Dop. E così gli allevatori, aiutati dai buoni prezzi pagati dai caseifici (50 centesimi al litro e più, contro i circa 40 centesimi raggranellati da chi produce latte alimentare), hanno spinto sull’acceleratore. Una corsa a produrre di più, quasi a volersi rifare di una lunga stagione di difficoltà, quando il prezzo del latte alla stalla faceva fatica a ripagare dei costi di produzione. E in qualche caso ci si è dimenticati dei vincoli produttivi imposti dalla Ue con le quote latte. E’ stato facile dimenticarsene grazie agli aumenti di quota ottenuti da Bruxelles quando era ministro dell’Agricoltura Luca Zaia (si veda Agronotizie del 28 novembre 2008) che hanno portato a 10,87 milioni di tonnellate il tetto produttivo dell’Italia, fino ad oggi non superato. E poi il tira e molla sulle multe, l’incertezza sui dati produttivi messi in discussione da alcune indagini dei Carabinieri (anche di questo si è parlato su Agronotizie), hanno aiutato a “dimenticarsi” del problema quote. Con il risultato di portare la produzione oltre gli 11 milioni di tonnellate. Tanto che ora si teme un esubero di 500mila quintali, che comporterebbe una multa di circa 14 milioni di euro (per ogni quintale di latte in esubero si paga un prelievo di 27,83 euro).
Tirare il freno
L’allarme lo ha lanciato il ministero dell’Agricoltura le cui stime sull’andamento della campagna produttiva 2011-2012, che si concluderà a fine mese, lasciano poche speranze. Ma va segnalato che sui reali numeri della produzione di latte resta ancora qualche incertezza. Lo evidenzia l’Associazione produttori latte Piemonte confrontando i dati pubblicati sul sito del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale) che sarebbero diversi da quelli resi noti da Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), differenti l’uno dall’altro per oltre 60mila tonnellate. Nonostante queste incertezze il rischio di un superamento della quota nazionale resta elevato e per gli allevatori si profila un’altra difficile e tormentata stagione di “multe”. Di qui l’invito per quegli allevatori che si trovano ad aver prodotto oltre la propria quota individuale di mettersi al riparo, magari con un affitto. Ma chi rischia davvero di dover pagare altre multe?
Chi paga e chi no
Proviamo a riepilogare, in sintesi ovviamente, come funziona questo “diabolico” strumento delle quote latte. Se lo Stato membro non supera la quota di riferimento, tutti i produttori, anche quelli che hanno prodotto oltre la propria quota individuale, sono al riparo dalle multe. Cosa che è avvenuta nelle ultime due campagne produttive, quelle del 2009-2010 e del 2010-2011. Se invece la quota nazionale viene superata, come appare probabile per quella in corso, lo scenario cambia. A salvarsi dalle multe (con complicati calcoli di compensazione) saranno per primi gli allevatori delle zone di montagna e delle zone svantaggiate, seguiti da quelli la cui produzione non sia andata oltre il livello registrato nel 2007-2008 e infine gli allevatori la cui produzione non abbia superato il 6% della quota individuale. Regole che si applicano agli allevatori che hanno aderito ai piani di rateizzazione delle multe pregresse e che sono in regola con i relativi pagamenti. Per tutti gli altri saranno ancora multe. Di qui l’invito “a limitare al massimo la produzione e la commercializzazione – si legge nel comunicato del Mipaaf – nelle ultime settimane della campagna 2001-2012 per evitare il superamento della quota nazionale”. Ma le vacche non hanno un rubinetto da aprire o chiudere secondo necessità e raccogliere questo suggerimento non sarà facile.
agronotizie – 18 marzo 2012