Pene fino a 5 anni e mezzo di reclusione per una presunta truffa da circa 100 milioni di euro sugli importi non versati allo Stato a partire da aprile 2003
Il tribunale ha imposto ad alcuni imputati un risarcimento provvisionale di circa 30 milioni di euro all’Agea
La sentenza dei giudici milanesi nei confronti dei cosiddetti splafonatori, gli allevatori cioè che producono latte in eccesso superando le quote imposte a livello europeo dall’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), è esemplare con sedici agricoltori ritenuti colpevoli di peculato e truffa ai danni dello Stato per cento milioni di euro.
Sì, perché il sistema adoperato fino al 2009 dai “Robin Hood” del latte era quello di non versare i soldi dei contribuenti europei all’Agea, più di cento milioni di euro, ma ridistribuirli tra i produttori, posizione da sempre sostenuta e promossa dalla Lega nord.
Duro il processo, pesante la sentenza. Innanzi tutto le cooperative ‘La Lombarda’ e ‘La Latteria di Milano’ sono state giudicate colpevoli di truffa ai danni dell’erario con una sanzione pecuniaria di 100mila euro a testa, poi quindici i giudicati colpevoli e quattro gli imputati assolti.
La pena più alta è toccata ad Alessio Crippa, il re degli splafonatori, con 5 anni e mezzo di carcere per peculato e truffa. Poco più della metà è toccata al suo braccio destra, Gianluca Paganelli, che sconterà una pena di 2 anni e mezzo di reclusione per truffa.
I restanti quattordici imputati dovranno scontare una pena che va da un anno a un anno e mezzo di reclusione e, per alcuni di loro, è scattato il risarcimento provvisionale all’Agea per una cifra di 30 milioni di euro e beni confiscati per 18 milioni. Cifre esorbitanti che si sommano al risarcimento per le parti civili che verrà stabilito in giudizio separato, comunque con provvisionali fissati a 40.000 per Coldiretti e Confragricoltura Lombardia e tra i 50 ed i 70.000 euro per due cooperative danneggiate da ‘La Lombarda’ e ‘La Latteria di Milano‘.
Al termine di un lungo quanto contestato processo, e di un casus belli tra il ministro Galan e la Lega nord, Confagricoltura esulta definendo la sentenza “epocale e tutta da leggere”. E’ infatti da tempo che l’organizzazione agricola italiana si batte contro gli splafonatori ed è evidente che questa sentenza rappresenti un punto di svolta nella battaglia contro chi elude la normativa europea in materia di produzione di latte.
“Una sentenza- evidenzia una nota di Confagricoltura- dalla quale nessun tribunale e nessun soggetto politico potrà d’ora in poi certamente prescindere nell’affrontare argomenti di gestione politica ed amministrativa del comparto lattiero-caseario italiano. Finalmente viene fatta giustizia delle ragioni, da sempre manifestate dalla stragrande maggioranza dei produttori italiani e da tempo sostenute da Confagricoltura”.
Nonostante una condanna senza precedenti per la categoria, i Cobas si fanno beffe della sentenza e annunciano nuove proteste contro il sistema delle quote latte: “Continuo a ‘sforare’ le quote anche adesso- sostiene Crippa- in Italia viene processato chi va a letto con le donne a casa sua e chi fattura il latte che munge”. L’inchiesta, condotta dal pm Frank Di Maio e poi portata a processo dal collega Maurizio Ascione, aveva portato ai domiciliari Crippa e Paganelli nel febbraio 2009 e al sequestro delle aziende
Truffa sulle quote latte: le condanne di Milano confermano la linea di Coldiretti per la legalità
“La sentenza del Tribunale di Milano conferma la correttezza delle nostre posizioni per il rispetto della legge e ripristina la legalità di una vicenda, come quella delle quote latte, che non ha trovato, fino ad ora, giustizia” – e’ questo il commento di Coldiretti Veneto in merito alle condanne del Foro lombardo nei confronti di alcuni rappresentanti di cooperative e società che avrebbero incoraggiato allevatori per una truffa del valore di 100 milioni di euro ai danni dell’Unione Europea.
Produttori, come tanti altri in Veneto, che sono stati incantati dalle false promesse di chi non poteva mantenerle, trascinati in questa situazione dall’illusione di essere nel giusto per poi essere coinvolti in procedimenti giudiziari rei di aver agito fuori dalle regole.
Alla fine del processo, l’intervento della magistratura ha comportato condanne penali pesanti: da 1 a 5 anni e mezzo di carcere.
Trecento allevatori veneti non hanno ancora onorato le multe imposte a livello comunitario (più di 300 milioni di euro nelle campagne 1995/1996 – 2008/2009), mentre più di 4000 colleghi hanno invece provveduto a regolarizzare la propria posizione, aderendo ai provvedimenti legislativi che consentono la rateizzazione del debito.
Coldiretti Veneto si e’ sempre schierata a difesa dagli interessi degli allevatori che negli anni hanno sopportato costi aggiuntivi, nel rispetto della legalità, acquistando o affittando quote o regolarizzando la propria posizione.
30 settembre 2011