di Renzo Mazzaro. Luca Zaia non finisce di stupirsi. Aveva nominato Bortolo Simoni direttore generale dell’Usl 8 di Asolo, al posto del galaniano di ferro Renato Mason. Pensava di aver fatto la scelta giusta: un medico in sostituzione dell’ex segretario regionale degli artigiani della Cgia, trasvolato dai problemi delle piccole aziende a quelli delle sale operatorie. Va bene che tutti possono fare tutto, ma utilizzare le competenze appropriate nei settori di riferimento, come minimo riduce i problemi.
Nossignore, oggi Zaia si ritrova il dottor Simoni dentro alla Ihfl, la società costituita da Giancarlo Galan assieme a Giancarlo Ruscitti, l’ultimo segretario regionale alla sanità di quella gestione, l’uomo che aveva lanciato gli appalti per Area Vasta in modo da sottrarre autonomia ai direttori generali e far risparmiare soldi ai contribuenti. Senza accorgersi dell’«effetto collaterale», la gestione calore negli ospedali andava quasi dappertutto alla Gemmo Impianti, una delle poche imprese abituate a vincere sempre nel quindicennio di Galan. Con contratti milionari per 9 anni, rinnovabili per altri 9. Ne vennero fuori ricorsi alla magistratura in tutte le province, che paralizzarono il giochino, almeno per un po’. Dentro a Ihlf Galan ha reclutato anche il vecchio amico Giovanni Pavesi, direttore generale dell’Usl 17 Monselice-Este, dove i casi della vita vedono oggi l’ex presidente della Regione ricoverato come paziente a rischio. Di passaggio registriamo che la frattura a tibia e perone sembrerebbe retrocessa a semplice frattura del malleolo. Meno male, Giancarlo potrà guarire più in fretta: chi non lo vorrebbe? Pavesi era stato insediato nel 2008 ma è stato confermato il 31 dicembre 2012 da Luca Zaia. Questa è la seconda sgradita sorpresa per l’attuale inquilino di palazzo Balbi. Più seria di quella di Simoni, perché alla giunta regionale risulta che Pavesi sia presente anche in altre società, sempre in conflitto con l’attività esclusiva di direttore generale. Dentro ad Ihfl troviamo un altro medico veneto, Alberto Prandin, fino al 1° marzo 2013 direttore generale dell’Oras di Motta di Livenza, un ospedale ad alta specializzazione riabilitativa per cerebrolesi, a gestione mista pubblico-privato. Prandin era espressione della parte privata. E’ grande amico di Giancarlo Galan, che da presidente della Regione andava a inaugurare i nuovi padiglioni con dichiarazioni frizzanti alle tv: «L’Oas è un’eccellenza che dimostra come sono fuori luogo certi atteggiamenti post bolscevichi, in cui il privato è quasi sempre un pregiudicato da tenere lontano». Il 1° marzo 2013 Prandin è stato sfiduciato dal Cda e licenziato in tronco, non s’è mai capito bene perché. Forse premi contestati, ci sono cause in corso. Altri soci della Ihfl, i cui nomi sono già apparsi sui giornali, sono Massimo Bufacchi, direttore dell’Ulsa, l’ufficio per il lavoro della sede apostolica del Vaticano e Stefano Del Missier, vicedirettore generale della sanità lombarda. Giancarlo Galan controlla il 50% di Ihfl mascherato da una società fiduciaria, la Sirefid, il cui Cda è presieduto da Angelo Caloia, professore dell’Università Cattolica di Milano nonché ex direttore dello Ior, la banca del Vaticano, prima di Gotti Tedeschi. La Ihfl viene costituita il 29 dicembre 2011 nello studio milanese del notaio Angelo Busani, già candidato sindaco a Parma per Forza Italia. Lo stesso notaio che ratifica la formazione di un’altra società, la Prohealth, che avrebbe la stessa ragione sociale della Ihlf e tra i cui soci figurerebbe la Gemmo Impianti di Vicenza. Questi intrecci societari, secondo la procura di Venezia, miravano a controllare la realizzazione del nuovo ospedale di Padova, il cui promotore è un’Ati presieduta da Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo. Meneguzzo è l’imputato più conteso dopo il 4 giugno: arrestato su richiesta della procura di Venezia, ha tentato il suicidio in carcere, gli hanno concesso i domiciliari, ma è stato immediatamente reincarcerato, su richiesta della procura di Milano. Le vicende sono contigue: mettetevi d’accordo verrebbe da dire. Questo tourbillon non ha fatto girare la testa a Luca Zaia. E’ lui che nomina i direttori generali della sanità. Dopo la sorpresa del primo giorno, con l’uscita dei nomi e l’intreccio societario, Simoni e Pavesi sono stati immediatamente convocati al Balbi per una formale contestazione. I due hanno risposto: Simoni ha invocato la buona fede (si sarebbe trovato coinvolto da persone di cui professionalmente non dubitava, senza cogliere la necessità di informare la giunta regionale); Pavesi ha scritto poche righe, rivendicando la correttezza dell’operato. Sulla quale invece ci sono dubbi serissimi. Le due memorie sono al vaglio dell’avvocatura regionale: il direttore generale ha un contratto con la Regione che prevede l’esclusività. Non aver dichiarato di far parte di una società che si occupa di sanità, costituita prima di firmare il contratto con la Regione, è un duplice conflitto: di interesse e di mancata esclusività. Il rapporto fiduciario è minato. Le carte del procedimento sono state mandate alla procura della repubblica.
Il Mattino di Padova – 18 luglio 2014.
Simoni e l’ingresso in Ihlf «Leggerezza in buona fede»
di Davide Nordio. La scelta giusta probabilmente sarebbe stata quella di “sfilarsi” per tempo, anche se per come sono andate realmente le cose l’esclusività del suo rapporto di manager con la Regione non parrebbe minata. Il direttore generale dell’Usl 8 Bortolo Simoni non commenta la vicenda dell’inchiesta avviata dal governatore Zaia in quanto facente parte della compagine sociale dell’Ihlf, la società costituita da Giancarlo Galan insieme al segretario regionale della sanità Giancarlo Ruscitti, di cui fa parte anche il direttore dell’Usl 17 Giovanni Pavesi. Persone vicine a Simoni dicono che sulla questione il direttore generale dell’Usl di Asolo è tranquillo, avendo già chiarito a suo tempo la sua posizione con Zaia. A partire dalla mission dell’Ihfl che prevedeva un impegno fuori dai confini nazionali e con l’espresso veto di lavorare con il pubblico. A questo si aggiunga il fatto che, come sembrerebbero testimoniare le visure camerali, la società di fatto è inattiva. Condizioni che non avrebbero compromesso il carattere di esclusività come direttore generale di azienda sociosanitaria. Pur facendone parte, Bortolo Simoni non ravvisava di dover far presente questa sua particolare condizione. Chi conosce Simoni sa che a queste cose ci sta molto attento: forse gli è sfuggita la “potenzialità” della società che sì si occupava di sanità ma fuori degli ambiti in cui operava o avrebbe operato come direttore generale. Ma perchè accettare di entrarvi a far parte? Già davanti a Zaia, Simoni ha risposto di aver agito in buona fede, fidandosi della professionalità delle persone che facevano parte della compagine sociale. Forse il tentativo di riservarsi una carta da giocarsi in un futuro prossimo? La Ihfl viene costituita infatti il 29 dicembre 2011, esattamente un anno prima che scadano tutti i direttori generali. E come ben si sa, nessuno è certo della conferma o meno. Anche se, come nel caso di Simoni, non vi sono dubbi sulla sua professionalità. Per i suoi studi (è laureato in medicina) e per il suo curriculum come amministratore sanitario, iniziato negli anni Novanta a Feltre, dove, dopo un intervallo a Belluno, ritornerà come direttore generale per due mandati. La sua nomina all’Usl di Castelfranco e Montebelluna è stata una sorpresa: primo perchè sembrava ormai scontato il terzo mandato a Feltre, secondo per l’improvvisa defenestrazione di Renato Mason, decisa proprio a ridosso del Capodanno 2012. Nessun contrasto tra Simoni e Venezia, anche nella difficile partita delle schede ospedaliere. Nei giorni scorsi però scoppia la grana Ihfl: sarà l’avvocatura regionale a decidere se la non comunicazione di essere nella compagine da parte di Simoni non influisca nel rapporto di esclusiva.
La Tribuna di Treviso – 19 luglio 2014