Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale ieri, entra in vigore il decreto legge con le norme sulle nuove pensioni con «quota 100» e sul reddito di cittadinanza . E parte anche il conto alla rovescia per i provvedimenti attuativi necessari: 24 norme tra decreti, regolamenti e altri atti ministeriali, oltre a provvedimenti a carico degli altri enti coinvolti nella gestione delle misure. Le norme applicative potrebbero comunque lievitare durante l’iter parlamentare di conversione in legge (il decreto debutterà al Senato) a seguito di eventuali modifiche previste dalle intese nella maggioranza. A cominciare dall’innalzamento da 45 a 50 anni dell’età per usufruire del riscatto agevolato della laurea. E la Lega punta a far salire da 30mila a 40-45mila euro il limite per l’anticipo della liquidazione degli statali. Anche se resta da sciogliere il nodo risorse.
Una decina di circolari con le istruzioni operative, l’adeguamento dei simulatori «La mia pensione futura» sul portale Inps per calcolare il valore dell’assegno con “quota 100”, lo smaltimento del picco di dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu) per il rinnovo dell’Isee di cui si è già in possesso o per dotarsi del primo, indispensabile per la richiesta del reddito o la pensione di cittadinanza. La macchina Inps è in moto da settimane per affrontare lo “stress test” che il decreto scatenerà, in termini di nuove domande di prestazioni, ora che è arrivato in Gazzetta Ufficiale (Dl 4/2019 in vigore da oggi).
Il decreto muoverà i primi passi dal Senato. Si dovrebbe partire con le audizioni per poi entrare nel vivo della discussione facendo i conti con i tempi obbligati della conversione in legge (60 giorni). Sul fronte pensioni già sono in rampa di lancio alcune modifiche. A cominciare dall’innalzamento da 45 a 50 anni del tetto anagrafico per poter usufruire del riscatto agevolato della laurea. La Lega punta anche a far salire da 30mila a 40-45mila euro il limite per l’anticipo della liquidazione degli statali (Tfs) con il finanziamento delle banche. Ma resta tutto da sciogliere il nodo delle risorse necessarie per questi due interventi così come per quello sugli assegni di disabilità, sempre caro al Carroccio, anche se la dote ampia del decreto dovrebbe garantire, almeno in parte, un margine di manovra non troppo piccolo per le nuove coperture.
Il governo ha sempre garantito che “quota 100-reddito di cittadinanza” non subiranno ritardi. Analoghe rassicurazioni erano state fornite al momento dell’inserimento in manovra del mini-taglio del cuneo facendo leva sulla riduzione delle tariffe Inail. Ma la misura, che sarebbe dovuta diventare pienamente operativa il primo gennaio, è di fatto ancora ai blocchi di partenza per un impasse nelle procedure di attuazione.
In attesa del confronto in Parlamento, Inps e ministero del Lavoro sono alle prese con la prima grande circolare, quella necessaria per far partire le nuove flessibilità introdotte: “quota 100” appunto, ovvero la possibilità di pensionamento con 62 anni e 38 di contributi; “opzione donna”, un altro anno di uscita anticipata per le lavoratrici con 35 anni di contributi e 58 anni di età (59 se autonome); le uscite anticipate a 41 anni per i precoci e a 42 anni e 10 mesi per tutti gli altri lavoratori con la novità, che varrà per tutte le nuove pensioni 2019, del posticipo di tre mesi.
Una modifica dell’ultima ora ha riguardato le lavoratrici del comparto scuola, insegnanti e amministrative. Costoro, cioè, se vorranno optare per il pensionamento anticipato con “opzione donna” quest’anno dovranno presentare domanda entro il 28 febbraio per garantirsi l’uscita entro il 1° settembre, ovvero prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
Una volta partito il vaglio delle domande – il governo prevede un potenziale di 290mila quotati quest’anno – a seguire Inps pubblicherà altre due circolari: per rendere operative le norme contenute in manovra che definiscono il nuovo meccanismo di rivalutazione delle pensioni all’inflazione su 5 fasce e per far partire i tagli lineari sulla quota contributiva delle pensioni più elevate.
La prima operazione dovrebbe scattare da aprile e prevede una rivalutazione piena per le pensioni fino a tre volte il minimo (1.530 euro lordi), al 97% sulla quota di pensione tra 3 e 4 volte il trattamento minimo; al 77% sulla quota tra 4 e 5 volte; 52% tra 5 e 6 volte; 47% tra 6 e 8 volte; 45% tra 8 e 9 volte; 40% oltre 9 volte il minimo.
Il nuovo contributo di solidarietà dovrebbe partire invece da marzo: varia dal 15 al 40%, a seconda degli scaglioni, per le pensioni superiori a 100mila euro lordi e resteranno in vigore per i prossimi 5 anni. Da queste ultime due circolari si capirà anche con quale sistema di conguaglio Inps recupererà i primi due o tre mesi dell’anno passati senza adeguamenti.
Conto alla rovescia per 24 interventi attuativi
I numeri delle norme applicative potrebbero comunque lievitare durante l’iter parlamentare di conversione in legge, anche a seguito delle eventuali modifiche previste dalle intese all’interno della maggioranza.
DAL SOLE 24 ORE