Ne paghiamo 2521, ma tra impiegati, funzionari e dirigenti lavorano in meno di duemila. Ogni mese, infatti, alla presidenza del Consiglio si registra una media di assenze, per malattie, permessi e ferie pari al 21%.
Cambia presidente del Consiglio, arriva il governo dei tecnici e uno si immagina che l’assenteismo cada in picchiata. Della serie, tutti al lavoro per raddrizzare la barca. E invece scorrendo i dati pubblicati sul sito di palazzo Chigi si scopre che non è cambiato nulla. Anzi, peggio, spuntano tabelle fotocopia. Il dato di dicembre appena messo on line e relativo a 42 tra dipartimenti, ministeri senza portafoglio, strutture di missione e uffici vari, segna infatti una media di presenze del 79%. Con un picco del 92% di presenze nella struttura del ministero della Semplificazione normativa (ma resta in piedi anche senza Calderoli?) ed un minimo del 43% (ovvero più della metà degli addetti assenti) al ministero dell’Attuazione del programma, che evidentemente sopravvive anche dopo Rotondi.
Il bello è che a novembre i numeri erano gli stessi: 79 a 21. Stesse identiche cifre, andando a ritroso nei mesi, anche a ottobre, a settembre, e così via sino a gennaio 2011. Per un’intera annata insomma i 2500 dipendenti di palazzo Chigi hanno fatto registrare gli stessi identici numeri di presenza/assenza. Anche ad agosto, stesso rapporto di 79 a 21, mentre un anno prima i presenti arrivavano al 41% a fronte di un 59% di assenti. Anche ad aprile, quando le strutture monitorate salivano da 42 a 43 e la new entry «Ufficio Sherpa G8» faceva segnare un sorprendente 5% di tasso di presenza. Insomma, elenchi fotocopia, presenze compilate col copia-incolla. Dati fasulli. Col governo Monticomenell’ era Berlusconi.
Un caso? Praticamente impossibile. Un errore? Sarebbe molto grave, dopo che per anni in tanti, a iniziare dal ministro Brunetta, hanno fatto della trasparenza e della lotta all’assenteismo giustamente una bandiera. Se si osservano le tabelle del 2010 ci sono solo tre mesi (febbraio, marzo, aprile) che presentano valori identici (80% presenze, 20% assenze). Tutti gli altri mesi fanno registrare variazioni, piccole magari, ma pur sempre variazioni.
Se questi dati fossero veri significherebbe che ogni mese lo Stato, o meglio la collettività, paga 2521 tra impiegati, funzionari e dirigenti ma in realtà lavorano in meno di duemila. E a caro prezzo perché il monte stipendi della Presidenza del Consiglio l’anno passato toccava quota 289 milioni. Ovvero più di 114.600 euro lordi medi a testa.
Quando una domenica d’inizio ottobre di quattro anni fa montarono i tornelli a palazzo Chigi, i dipendenti del Palazzo si sentirono quasi stuprati. Il ministro della Funzione pubblica Brunetta invece cantava vittoria parlando di «fatto storico» ed esultando davanti a quelle che per molti colletti bianchi erano «diaboliche macchinette» per la gioia dei fotografi. La sua guerra ai fannulloni era appena iniziata ed i risultati mese dopo mese gli davano sempre più ragione: -20, -30, e poi -40 e -50 per cento di assenze in un mese. Nei primi tre anni (2008-2011) le statistiche ufficiali certificano un calo medio dell’assenteismo del 38% in tutta la pubblica amministrazione, trend che tra alti e bassi, resta più o meno invariato. I giorni di malattia sono letteralmente crollati: in media appena 9,1 giorni (10 l’anno passato) di assenze per dipendente, contro i 12 dei tedeschi e i 16 dei francesi.
Ora sorge il dubbio che però anche quei numeri non fossero poi tanti sicuri. A meno che qualcuno oggi non ci venga a dire che si è trattato di un errore materiale, o di una distrazione di un impiegato del Servizio personale di palazzo Chigi. Passato inosservato per un anno intero.
Corriere.it – 20 gennaio 2012