È destinata ad allargarsi almeno di un milione di persone la platea dei beneficiari del bonus Irpef – al debutto nelle buste paga di questo mese (gli statali lo vedranno già da venerdì 23 maggio) – per i lavoratori con un reddito fino a 26mila euro. Il riconoscimento dello sconto fiscale ai percettori di cassa integrazione guadagni, indennità di mobilità e indennità di disoccupazione, appena chiarito dall’agenzia delle Entrate con la circolare 9/E, fa crescere di circa il 10% il numero dei contribuenti che otterranno il bonus, finora quantificato in 10 milioni di lavoratori.
Come si arriva al milione in più? La stima è effettuata in base ai dati dell’Osservatorio cassa integrazione e occupazione della Cisl e del rapporto annuale Inps 2012. e Il numero di ore di cassa integrazione autorizzate, per ciascuno degli ultimi 3-4 anni, è stabilmente intorno al miliardo. Dividendo questa cifra per le ore lavorabili da una persona nell’anno, e tenendo conto del fatto che solo il 48% delle ore di Cig autorizzate sono poi effettivamente usate, si può arrivare a calcolare che i soggetti effettivamente in cassa integrazione siano circa 250mila.
Le prestazioni a sostegno del reddito come gli ammortizzatori sociali – ha spiegato l’agenzia delle Entrate – sono proventi che sostituiscono redditi di lavoro dipendente e quindi rientrano nella stessa categoria. Per i lavoratori che percepiscono queste indennità, il bonus Irpef sarà erogato direttamente dall’Inps, senza necessità di una domanda ad hoc. Se, però, il lavoratore dovesse rendersi conto di non avere i requisiti per accedere allo sconto fiscale (che vale 640 euro per i redditi da 8mila a 24mila euro e un importo decrescente per i redditi da 24mila a 26mila euro), dovrà comunicarlo all’Istituto di previdenza, che lo recupererà nei mesi successivi.
Anche in altri casi il lavoratore dovrà attivarsi in prima persona per comunicare al sostituto d’imposta che non ha diritto al bonus, attribuito in via automatica a dipendenti e collaboratori: ad esempio se si rende conto che supererà, nell’anno, il tetto di 26mila euro di guadagno con redditi diversi da quelli erogati dal sostituto (come nel caso di chi ha affittato casa e ha scelto la cedolare secca).
In ogni caso, i nodi verranno al pettine l’anno prossimo, al momento della dichiarazione dei redditi: il bonus incassato ma non dovuto, dovrà essere restituito quando emergerà sia il reddito totale, sia l’ammontare del beneficio erogato dal sostituto.
La circolare 9/E ha chiarito anche una serie di casi particolari, come quello del lavoratore che cambia azienda (e deve presentare al nuovo datore il Cud rilasciato dal precedente), o quello del lavoratore che ha più contratti in corso, come il collaboratore che lavora per due committenti. In quest’ultimo caso, se il reddito totale resta sotto la soglia di 26mila euro, il lavoratore dovrà chiedere a uno dei sostituti di non riconoscergli il credito, e avrà lo sconto fiscale soltanto da uno dei due.
Il Sole 24 Ore – 19 maggio 2014