Beatrice Lorenzin ha scelto l’8 marzo, la festa delle donne, per ricordare la prima signora della politica italiana. Tina Anselmi è stata il primo ministro donna d’Italia. Per non dimenticare il suo impegno, da oggi, una sala del ministero della Salute porta il suo nome. Ad onorare la sua memoria erano presenti anche altre tre donne che, dopo di lei, hanno presieduto lo stesso dicastero: Livia Turco, Rosy Bindi e Mariapia Garavaglia.
Quattro donne, quattro ministre della Salute, chi prima, chi dopo, chi ora. Betrice Lorenzin, Livia Turco, Rosy Bindi e Mariapia Garavaglia si sono incontrate per onorare la prima, la madre di tutte le signore della politica Italiana: Tina Anselmi. Classe ‘27, è stata la prima donna a sedere sulla poltrona di un ministro della Repubblica Italiana per ben due volte, al Lavoro e alle Politiche sociali nel 1976 e, successivamente, alla Sanità.
Da oggi, 8 marzo, in occasione della festa della Donna, il suo nome è inciso sulla porta di una delle stanze del ministero della Salute.
“Non è stata casuale la scelta di questo giorno – ha detto Beatrice Lorenzin – e nemmeno la decisione di intitolare a Tina Anselmi proprio questa stanza. Qui ci riuniamo, ci confrontiamo, ci trasmettiamo degli insegnamenti. Insegnamenti come quelli che Tina Anselmi ci ha dato, come fosse una madre, attraverso il suo impegno politico”.
Una vita tra battaglie e nuove leggi
Tina Anselmi non ha semplicemente inaugurato la stagione politica aperta alle donne, ma l’ha vissuta intensamente. “In un solo anno, nel 1978 – ha ricordato Livia Turco, ministro della Salute nel secondo governo Prodi, dal 2006 al 2008 – quando lei era ministro, sono state approvate ben tre leggi. Prima fra tutte quella che ha istituito il Sistema Sanitario Nazionale, poi la Basaglia (che chiuse i manicomi ), e la 194 (sull’interruzione volontaria della gravidanza)”.
Ma l’impegno di Tina Anselmi e il suo amore per la politica erano cominciati già molto tempo prima. E Livia Turco lo ricorda con una certa commozione: “quando penso a lei, mi viene in mente innanzitutto Gabriella Partigiana”. Figlia di antifascisti, da ragazza Anselmi entrò nella Resistenza come staffetta partigiana con il nome di “Gabriella” e si iscrisse alla Democrazia Cristiana nel 1944.
“Assistere all’impiccagione pubblica di 43 giovani – ha continuato Turco – le fece scattare una molla interiore e così si disse che bisognava darsi da fare. E da quel momento lo fece. Quando divenne ministro io avevo 21 anni, ma ho impresso nella mente, come fosse ieri, quel suo sorriso largo”.
“Una donna straordinaria poco celebrata”
“Ricordare oggi Tina Anselmi significa anche risarcire la sua memoria. Lo pensa Mariapia Garavaglia, ministro della Sanità dall’aprile 1993 al maggio 1994, che durante la cerimonia ha sottolineato come l’Italia non abbia mai valorizzato sufficientemente questa donna. “La legge 883, che ha sancito l’istituzione del nostro Sistema Sanitario, è la più importante che abbia avuto il Paese, dopo la Costituzione”, ha continuato Garavaglia. Anche i suoi ricordi di Tina Anselmi sono intimi, personali. Raccontando un episodio in particolare, non riesce a trattenere l’emozione: “ricordo quell’abbraccio di Tina, quello che mi diede quando riuscì a garantire la stessa qualità di farmaci per ricchi e poveri, per chi utilizzava la ricetta rosa o chi invece poteva permettersi di pagare. Era una donna così straordinaria che le persone la fermavano per strada per salutarla o semplicemente per ringraziarla di esserci”.
Una carriera in nome della giustizia
Durante l’omelia del suo funerale il vescovo l’aveva definita “una donna giusta”, ed è così che l’ha ricordata anche Rosy Bindi, ministro della Salute dal 1996 al 2000. “Sono convita – ha detto Bindi – che abbia fatto tutto ciò per amore della giustizia. Dire che è stata il primo ministro donna è poco, è riduttivo. Vorrei ricordare che è sempre suo il merito di aver fatto la prima legge sulla parità sul lavoro uomo-donna”. E parlando del Sistema Sanitario Rosy Bindi suggerisce una ricetta per poterlo rendere sostenibile: “il sistema diventa sostenibile solo se sottoposto ad una corretta programmazione. Ci sono troppi poteri forti da dover gestire contemporaneamente. E, da presidente della commissione parlamentare Antimafia vi dico pure che anche le mafie sono interessate alla Sanità”.
Un ricordo per le sorelle Anselmi
Anche le due sorelle di Tina Anselmi sono state coinvolte in questo giorno di ricordo. A loro, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha consegnato in dono due targhe.
“Quando Tina Anselmi è stata eletta ministro – ha detto Beatrice Lorenzin – avevo quattro anni. E devo dire che anche quando sono diventata adolescente, tra le mie coetanee non c’era la percezione reale di quanto in quegli anni si stesse lottando per l’emancipazione femminile. Ci sembrava una cosa lontana. E invece oggi mi rendo conto che seguendo l’esempio di queste madri della politica dobbiamo continuare per la stessa strada. L’impegno delle donne deve proseguire. La prossima occasione per dimostrarlo – ha concluso il ministro della Salute – potrebbe essere la nuova legge elettorale”.
Quotidiano sanità – 8 marzo 2017