È l’anno delle febbri tropicali trasmesse dalle zanzare. L’ultimo rompicapo sono i 4 casi di malaria in altrettanti lavoratori nord africani impegnati sui campi di Contrada Pantano, in Puglia, vicino al confine con la Basilicata. Qui nei tempi antichi esisteva la palude. In quest’area tre braccianti marocchini e un sudanese, tra i 21 e i 37 anni, hanno contratto l’infezione provocata dal parassita (il plasmodium falciparum), veicolato dalle Anopheles, la specie capace di diffondere attraverso la puntura il «mal d’aria» da uomo a uomo.
I 4 cittadini stranieri ora stanno bene, resta da risolvere il rebus su come siano stati contagiati. Una zanzara arrivata in Italia all’interno di una valigia proveniente da Paesi endemici? O una zanzara italiana appartenente a una famiglia di Anopheles «competente», cioè in grado di immagazzinare il plasmodium falciparum, completarne il ciclo e inocularlo in un secondo individuo?
Sperano di scoprirlo i servizi coinvolti (istituto zooprofilattico di Foggia e Istituto Superiore di Sanità). La ricerca è partita subito dopo la diagnosi: trappole per catturare e analizzare le possibili autrici del focolaio. «Attendiamo i risultati delle indagini» dice la ministra Lorenzin. I 4 extracomunitari vivevano in Italia, niente viaggi nel loro Paese in tempi recenti. «La malattia devono averla contratta qui, non c’è però motivo di allarme», conclude Michele Conversano, responsabile prevenzione a Taranto. Storia diversa da quella più drammatica di circa un mese fa a Brescia, dove una bambina, Sofia, è morta di malaria presa non si sa ancora come (è stata ipotizzata anche l’origine ospedaliera per un ricovero a Trento). Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss, è possibilista sui nuovi episodi in Puglia: «I casi autocton i sono assai rari ma possibili».
Margherita De Bac – Il Corriere della Sera – 5 ottobre 2017