Per tre giorni di seguito, nella settimana appena conclusa, la provincia di Padova ha superato i 400 nuovi contagi quotidiani. Né la flessione del fine settimana può far stare tranquilli: comunque la si legga, qui si concentra il 20% dei casi di tutto il Veneto. Un aumento che si riflette, necessariamente, anche sui ricoveri, la maggior parte dei quali è ancora concentrata nell’Azienda Ospedale Università diretta da Giuseppe Dal Ben, fortemente impegnata nel garantire un equilibrio tra le crescenti necessità di cura per il Covid e la volontà di assicurare l’attività programmata.
Dottor Dal Ben vi siete dati una spiegazione del motivo che potrebbe essere all’origine di questo ulteriore boom di casi concentrato soprattutto nel Padovano?
“Non è facile dare risposte, anche se sono in corso studi proprio in questo senso. L’impressione è che a questo risultato negativo concorrano diversi fattori, proprio per le peculiarità di Padova: forti mobilità e transiti. Ma anche il fatto che proprio Padova sia uno dei poli principali delle manifestazioni delle ultime settimane in Veneto, che hanno visto la presenza di centinaia di persone arrivate da regioni dove l’indice di contagio era molto più alto della media del Veneto”.
Con quasi 4.500 positivi Padova è tornata ai livelli di fine aprile. Siete preoccupati?
“Siamo all’erta, guardando con preoccupazione all’aumento degli indici. Ma è una Per tre giorni di seguito, nella settimana appena conclusa, la provincia di Padova ha superato i 400 nuovi contagi quotidiani. Né la flessione del fine settimana può far stare tranquilli: comunque la si legga, qui si concentra il 20% dei casi di tutto il Veneto. Un aumento che si riflette, necessariamente, anche sui ricoveri, la maggior parte dei quali è ancora concentrata nell’Azienda Ospedale Università diretta da Giuseppe Dal Ben, fortemente impegnata nel garantire un equilibrio tra le crescenti necessità di cura per il Covid e la volontà di assicurare l’attività programmata.
Secondo lei quali sono le azioni che si potrebbero mettere in campo per mettere un freno alla diffusione del contagio? L’obbligo della mascherina all’aperto potrebbe essere una soluzione?
“Questa “battaglia d’autunno” si vince su due piani strategici. Primo, il vaccino. La terza dose e l’immunizzazione di tutte le persone no vax, che spero cambieranno idea, ci permetteranno di abbassare le conseguenze del contagio: meno ricoveri, meno malattie infettive, meno decessi. La seconda, fondamentale azione, nel frattempo, è quella di arginare il contagio. E qui il distanziamento e i dispositivi di protezione fanno davvero la differenza. Ben venga quindi anche la mascherina all’aperto, considerando che d’inverno anche gli spazi fuori dagli edifici sono congestionati. Pensiamo ai portici, ai locali, ai mercati rionali. Chi indossa la mascherina non sbaglia, anche se la normativa non la vorrebbe, per ora, obbligatoria”.
Per circoscrivere il contagio c’è la possibilità di isolare zone specifiche. Dal suo osservatorio, teme che Padova possa finire in zona rossa?
“Il passaggio di fascia è basato da parametri oggettivi, che dipendono da indici e fattori concatenati, elaborati secondo le linee guida del Comitato Tecnico Scientifico. I prossimi 10 giorni saranno decisivi: con uno sforzo di coscienza generale mi auguro si possa evitare ne specifiche. Dal suo osservatorio, teme che Padova possa finire in zona rossa? “Il passaggio di fascia è basato da parametri oggettivi, che dipendono da indici e fattori concatenati, elaborati secondo le linee guida del Comitato Tecnico Scientifico. I prossimi 10 giorni saranno decisivi: con uno sforzo di coscienza generale mi auguro si possa evitare la zona rossa. Ma il rischio c’è, evitarla dipende dal comportamento tenuto in questi giorni da ognuno di noi”.
Malgrado la somministrazione delle prime dosi vada a rilento, c’è stato un boom di richieste di terze dosi tra gli over 40 e si preannuncia un lungo inverno. Pensate di tornare in campo per dare una mano all’Usl?
“Certo, se serve ci siamo. Nei centri vaccinali dell’ospedale ci stiamo concentrando sulla vaccinazione di fragili, pazienti, personale sanitario. Ma vacciniamo anche tutti i cittadini che si rivolgono ai nostri ambulatori. Al momento, per le informazioni in nostro possesso, non c’è necessità di un rafforzamento dell’ottima organizzazione dell’Usl, ma se la situazione dovesse evolversi, abbiamo già pronte risorse per por- Il direttore dell’Azienda Ospedale Università Giuseppe Dal Ben latori. Al momento, per le informazioni in nostro possesso, non c’è necessità di un rafforzamento dell’ottima organizzazione dell’Usl, ma se la situazione dovesse evolversi, abbiamo già pronte risorse per portare aiuto”.
Quest’anno c’è l’ulteriore timore legato al ritorno dell’influenza: avete già ricoveri su questo fronte?
“L’influenza che l’anno scorso sembrava sparita, quest’anno è riemersa con forza. Lo vediamo dalle problematiche pediatriche, con numerose complicazioni respiratorie di origine virale. Anche tra gli adulti ci sono i primi segnali di complicanze respiratorie, per cui abbiamo capito che sarà un inverno in cui l’influenza sarà protagonista. E anche qui la vera prevenzione ha un solo nome: vaccino antinfluenzale.Al momento, per le informazioni in nostro possesso, non c’è necessità di un rafforzamento dell’ottima organizzazione dell’Usl, ma se la situazione dovesse evolversi, abbiamo già pronte risorse per portare aiuto. Grande mobilità e le molte manifestazioni concorrono ad aumentare i contagi. “Questa è una guerra fatta di strategia e sostenuta dallo sforzo del personale”