Infiamma il dibattito politico la lettera inviata al ministro della Salute, Roberto Speranza, dai quattro governatori leghisti del Nord, Luca Zaia (Veneto), Attilio Fontana (Lombardia), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) e Maurizio Fugatti (Trento), per chiedere che il periodo di isolamento di 14 giorni imposto a chi rientra dalle zone infette della Cina sia applicato anche ai bambini dell’asilo e agli allievi della scuola dell’obbligo. Dopo il «no» affidato dal governo ai tecnici dell’Istituto superiore di Sanità («l’Italia è tra i Paesi che hanno adottato le misure più ampie e articolate»), ieri sul tema è intervenuto direttamente il premier Giuseppe Conte: «Invito i governatori del Nord a fidarsi di chi ha specifiche conoscenze per tutelare i cittadini dal contagio da Coronavirus. Non ci sono i presupposti per l’allarme, la situazione è sotto controllo. Chi ha ruoli politici ha il dovere di diffondere messaggi di serenità». E sul rischio di discriminazioni, avverte: «Nessuno pensi di approfittarne per alimentare manifestazioni di violenza che non potremmo accettare». «Le linee guida in materia di tutela della salute sono competenza dello Stato — incalza Francesco Boccia, a capo del dicastero Affari regionali — decide il ministro della Salute, le Regioni si adeguino».
E se Fugatti ha inviato una circolare alle scuole per ricordare la possibilità di autoisolamento fiduciario su base volontaria, Zaia ripete di non voler discriminare nessuno né scontrarsi con il governo. Ma non arretra. «Quali certezze abbiamo che il bimbo arrivato dalle zone infette della Cina, di qualsiasi nazionalità sia, pur asintomatico e quindi autorizzato a entrare a scuola, non sviluppi la malattia? Nessuna — ha dichiarato ieri a Radio24 —. Se l’Istituto superiore di Sanità e il governo dicono che non c’è nessun problema, siamo tutti felici. Altrimenti potremmo dire di aver sollevato il problema. Non sono un virologo, ma i virus li ho studiati anch’io all’Università e sono loro a scegliere l’ospite da infettare: di solito i più esposti sono anziani e bambini. Riguardo il Coronavirus non c’è scritto in nessun manuale che non attacca i bimbi». Dubbi espressi da molte famiglie ai sindaci. «Siamo stati tempestati di messaggi — conferma Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto — i genitori vogliono sapere se possono stare tranquilli, se conviene mandare i figli a scuola o tenerli a casa, quali precauzioni adottare. Vista la delicatezza della materia condivido la posizione dei governatori, che chiedono al ministro ulteriori accorgimenti e chiarimenti per infondere serenità alla gente. Domandare di alzare il livello di attenzione non è fare allarmismo, ma compiere un atto di responsabilità. Vediamo se il ministro Speranza saprà cogliere questa riflessione, che può essere costruttiva se non strumentalizzata. Proteggere i bambini è importante, soprattutto perché le aule scolastiche sono incubatori ideali dei virus».
Gli altri sindaci leghisti sono in linea con il principio, ma non azzardano «salti in avanti», preferendo attenersi alle disposizioni statali. «Il protocollo ufficiale dice che ai pazienti asintomatici al rientro dalla Cina basta misurare la febbre una volta al giorno — ricorda Stefano Marcon, sindaco di Castelfranco e presidente della Provincia di Treviso — non prevede alcuna misura restrittiva. Se lo rimoduleranno ci adegueremo, ma per ora non possiamo fare altro che seguire le circolari ministeriali. Sarebbe ingiustificata una manovra contraria da parte di un sindaco». Rivela Manuel Scalzotto, primo cittadino di Cologna Veneta e presidente della Provincia di Verona: «Non ci risultano iscritti nelle nostre scuole bambini rientrati dalla Cina, però una cautela in più non sarebbe sbagliata. Sarebbe un piccolo sacrificio a tutela della salute generale. In ogni caso demandiamo i controlli ai tecnici della Sanità, cerchiamo di essere concreti». D’accordo Alberto Stefani, primo cittadino di Borgoricco e deputato della Lega: «Il sindaco, essendo il primo responsabile della salute pubblica, può prendere delle decisioni, ma è chiaro che dobbiamo allinearci alle norme regionali e statali, quindi in linea di massima va rispettata la circolare ministeriale. Non possiamo adottare misure in contrasto con le disposizioni nazionali:se poi dovesse succedere qualcosa la responsabilità sarebbe nostra».
Dal centrosinistra arriva la voce di Sergio Giordani, sindaco di Padova (in procinto di gemellarsi con Guangzhou), che ha scritto due lettere al presidente cinese Xi Jinping e al primo cittadino di Guangzhou, Wen Guohu, «per esprimere solidarietà e amicizia al popolo cinese». Dai banchi dell’opposizione in Regione, Alessandra Moretti del Pd accusa Zaia: «E’ sempre contro i medici e la scienza e fa propaganda sulla pelle dei più piccoli», mentre il capogruppo Stefano Fracasso ha presentato un’interrogazione: «Quali elementi epidemiologico-sanitari ha in mano Zaia per chiedere la quarantena per gli alunni rientrati dalla Cina?». Christian Ferrari, segretario della Cgil Veneto, ammonisce: «Si lucra su temi molto delicati» e il viceministro all’Istruzione, Anna Ascani, ricorda: «Le circolari sono molto chiare, tutto il resto è allarmismo che fa male alla scuola e alle famiglie». Il leader della Lega, Matteo Salvini, chiude: «Quando c’è di mezzo la salute dei cittadini, possono avere 10 anni o 80 anni, le cautele sono ovvie».
CORVENETO