approvata pochi giorni fa, con poca attenzione da parte dei media. Evidentemente la salute dei cittadini fa meno notizia del loro conto corrente, visti i riflettori accesi sull’inchiesta parlamentare sulle banche.
A fine 2017 la XII commissione del Senato (Igiene e Sanità) ha concluso la sua indagine sul servizio sanitario nazionale. La relazione conclusiva è stataLa relazione conclusiva, redatta dai senatori Luigi D’Ambrosio Lettieri e Nerina Dirindin, offre parecchi spunti di riflessione, in particolare sullo stato dell’arte del servizio universale dopo un decennio di crisi economica e d’interventi restrittivi sulla spesa. E qui arriva il primo paradosso italiano, segnalato nei primi punti della relazione:
“Il Servizio Sanitario Nazionale produce risultati di eccellenza, riconosciuti in ambito internazionale, con livelli di spesa sensibilmente inferiori a quelli dei maggiori paesi europei: consolidare tali risultati senza compromettere equità e qualità dei servizi deve costituire una priorità, soprattutto in tempi di crisi, dell’agenda politica dei prossimi anni”.
“Nonostante le contenute dimensioni della spesa sanitaria (in rapporto al Pil e in valore assoluto), il Ssn è stato sottoposto negli ultimi anni a notevolirestrizioni(finanziarie, di personale, tecnologiche e strutturali), soprattutto nelle regioni sottoposte a Piano di Rientro, che hanno contribuito a contenere la spesa ma che stanno producendo effetti preoccupanti sulla capacità di erogare i servizi e sul funzionamento stesso contribuendo ad alimentare le importanti disomogeneità presenti tra le varie Regioni e di conseguenza l’equità del sistema”.
Insomma, si spende meno che all’estero, ma si tagliano le spese. E nonostante tutto, la popolazione gode di una speranza di vita più lunga che molti altri paesi. Come si possano mettere insieme questi dati, è un mistero.
Ma la “curiosità” maggiore arriva quando la relazione affronta il tema del rapporto tra Sanità pubblica e Pil. In che modo, e in che senso, il servizio sanitario contribuisce alla ricchezza? Certamente, si osserva nella relazione, con la produzione di medicinali, quella di macchinari, il commercio di dispositivi, il lavoro di milioni di persone. Ma se ci si fermasse qui, si giungerebbe a una conclusione davvero contraddittoria.
“Paradossalmente infatti una morbilità elevata o una sanità inefficiente contribuiscono alla crescita del Pil (perché impongono spese più elevate), mentre una grande attenzione alla prevenzione delle maggiori patologie o una rigorosa limitazione del consumo di prestazioni inappropriate rallentano la crescita del Pil (perché riducono la produzione di servizi assistenziali)”.
Insomma, a vederla solo così più malati ci sono, più ricchezza si produce. Proprio perché il calcolo del Pil contiene solo la spesa per macchinari e medicine, e quella per il servizio. Evidente che la realtà ci dice altro. Ci dice che anche il benessere delle famiglie produce “ricchezza” in termini di maggiore abilità al lavoro e allo studio. Capovolgendo i fattori dell’analisi (non solo spese, ma anche effetti positivi della salute) ecco che cambia anche il valore della spesa pubblica, che potrebbe essere valutata come un investimento per lo sviluppo. Di qui l’importante segnalazione dei relatori:
“In questo quadro appare sempre più necessario sostenere iniziative in ambito scientifico, politico e culturale volte da un lato a evidenziare il possibile grande contributo del settore sanitario alla crescita dell’occupazione e del reddito delle famiglie (oltre che del Pil) e dall’altro a valutare il ruolo della salute nello sviluppo di quelle dimensioni del benessere, alternative o complementari rispetto al Pil, in grado di mettere al centro la persona e la comunità di appartenenza, i suoi bisogni e la qualità della vita.
Una sfida impegnativa, dalla quale dipende il recupero di dignità delle politiche per la salute e un rafforzamento delle azioni a tutela della salute e del benessere della popolazione in tutte le politiche, secondo lo spirito della strategia dell’Unione Europea “La salute in tutte le politiche”, strategia che la Commissione Igiene e Sanità si è impegnata ad adottare nella propria attività istituzionale”.
26 gennaio 2018