Paula è una ragazza di 21 anni della Virginia Occidentale che è stata licenziata perché ha pubblicato su Facebook le foto della festa di Natale della sua azienda.
Poi c’è la madre single che ha perso il posto perché sul social network diceva di lavorare troppo e di trascurare ingiustamente la figlia. E poi c’è Jennifer, che su Facebook ha creato un personaggio immaginario che si muove su un’isola di fantasia per criticare il suo capo, sperando di non essere scoperta. Mossa poco vincente perché nel gruppo “Licenziati per colpa di Facebook” ha svelato (forse) la sua vera identità.
La ricerca
Sono oltre seicento gli iscritti al gruppo “Fired by Facebook”, fondato dall’australiano Travis Megale, che raggruppa le storie di chi ha avuto guai sul lavoro per colpa di Facebook. Mentre, secondo l’ultimo studio dell’americana Proofpoint, l’8% delle società intervistate dichiara apertamente di aver licenziato dei dipendenti per colpa di Facebook e il 17% di aver effettuato dei richiami disciplinari per lo stesso motivo. A far correre ai ripari le aziende soprattutto le critiche rivolte ai superiori o al proprio lavoro. La violazione della reputazione aziendale può, nei casi più gravi, costare anche il posto.
La situazione in Italia
E l’onda lunga sta gradualmente arrivando anche in Italia, dove le aziende sempre più spesso divulgano disciplinari interni con le indicazioni per usare correttamente internet e i social network sui luoghi di lavoro. Facebook non è un diario privato, ma il messaggio fatica a passare tra i dipendenti di tutto il mondo, costringendo le aziende a prendere misure di prevenzione. A Mediaset i lavoratori, insieme alla busta paga, hanno trovato un’informativa su come usare correttamente la posta elettronica aziendale e i programmi del pc. Mentre oltre il 50% delle aziende blocca l’accesso a Facebook sui luoghi di lavoro. Linee restrittive in riga con le ultime indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali, per il quale i controlli aziendali sulla mail aziendale sono leciti se il lavoratore ne è preventivamente informato e non si tratta di controlli a distanza vietato dallo Statuto dei lavoratori. Al via allora ai controlli periodici a campione e alle linee guida per mettere in guardia i dipendenti.
Le indagini corrono su Facebook
Mentre in America facebook è diventato un alleato degli avvocati che lo usano per trovare testimoni, sondare la solvibilità dei clienti e mettere in difficoltà la controparte nei processi. Una strategia che passa dal web e che sta sbarcando anche in Italia.
Negli Stati Uniti è già scesa in campo una task force a tutela dei minori che si muovono su internet (The Silicon Valley Internet Crimes Against Children, SVICAC) con consigli rivolti anche ai genitori.
Consigli per gli adulti
1) Prima di consentire ai vostri figli di navigare in internet, stabilite le modalità del relativo utilizzo. Le regole dovrebbero includere quali siti i vostri figli possono visitare, se possono parlare on-line, quanto tempo possono stare connessi e dov’è possibile utilizzare il computer;
Non è una questione di fiducia, è una questione di sicurezza.
2) Parlate ai vostri figli dei pericoli della rete e fate loro sapere che possono venire da voi se qualcosa o qualcuno che li mette a disagio, anche se hanno commesso un errore;
3) Non fornite mai informazioni personali e non consentite ai vostri figli di farlo (come indirizzi, numeri di telefono, nomi o il nome e la posizione della scuola che frequentano);
4) Non inserire informazioni personali in un profilo online. I pedofili usano spesso questi profili per trovare le loro vittime online;
5)Tenete il computer in uno spazio comune della casa, come il soggiorno. Il computer con accesso a internet non dovrebbe essere tenuto in camera di vosro figlio o essere usato quando non si è in casa;
6) Controllate periodicamente l’account di posta elettronica di vostro figlio;
7) Informatevi su quello che circola nel web per conoscere i siti online dei vostri figli e i servizi on-line che utilizzano;
8) Scoprite quali tipi di informazioni offrono i vari siti e se ci sono dei modi per bloccare l’accesso a siti pericolosi;
9) Imparate il linguaggio delle chat;
10) Molti fornitori di servizi Internet (ISP) hanno strumenti, noti come “filtri”, per aiutare i genitori a bloccare i siti ai quali i bambini non devono accedere. Scoprite se il vostro ISP offre filtri e imparate ad usarli. Ci sono anche programmi disponibili in commercio per aiutare i genitori a monitorare le attività dei figli davanti al pc;
11) Non permetterteal bambino di rispondere ai messaggi o ai post in bacheca che sono sessualmente suggestivi, osceni o minacciosi. Trasmettete una copia di tali messaggi al vostro ISP;
12) Non lasciarete mai che il vostro bambino possa fissare un incontro con qualcuno che ha conosciuto on-line senza il vostro permesso. Gli incontri di persona dovrebbero avvenire in un luogo pubblico e dovreste accompagnare sempre vostro figlio.
Ilsole24ore.com – 9 luglio 2011