L’Organizzazione mondiale della sanità “sta monitorando diverse varianti Covid-19 tra cui Eg.5.1, sulla quale oggi pubblicheremo una valutazione del rischio. Rimane il rischio che emerga una variante più pericolosa che potrebbe causare un improvviso aumento dei casi e dei decessi”, Così il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante la conferenza stampa a Ginevra sulle emergenze sanitarie globali. Da qui il monito del Dg dell’Oms di non abbassare la guardia. Sars-CoV-2 “continua a circolare in tutti i paesi, continua ad uccidere e a cambiare”.
L’Oms “continua a valutare alto il rischio di Covid-19 per la salute pubblica globale”, ha precisato Ghebreyesus. “Tre mesi fa ho dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria globale per Covid-19, anche se ho affermato che rimane una minaccia per la salute globale -ha ricordato Tedros – Da allora, a livello globale il numero di casi segnalati, ricoveri e decessi, ha continuato a diminuire. Tuttavia, il numero di Paesi che ci riportano i dati è diminuito in modo significativo – avverte Tedros – Nell’ultimo mese solo il 25% dei Paesi ha segnalato decessi per Covid all’Oms e solo l’11% ha segnalato ricoveri ordinari e in terapia intensiva. Questo – rimarca il direttore generale dell’Oms – non significa che gli altri Paesi non registrino morti o ricoveri, significa che non li stanno segnalando all’Oms”.
Quali sono i sintomi di Covid della nuova variante Eris arrivata anche in Italia. EG.5.1 fa parte della grande famiglia Omicron, con cui condivide i principali sintomi di infezione
Recentemente aggiunta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) all’elenco delle varianti sotto osservazione, la nuova variante del coronavirus Sars-Cov-2 – conosciuta come EG.5.1 e soprannominata Eris – si sta rapidamente diffondendo in molti Paesi, inclusa l’Italia. Discendente di XBB.1.9.2 ma caratterizzata da due mutazioni addizionali a livello della proteina Spike (F456L e Q52H), la nuova forma mutata del virus rappresenta l’8,8% delle sequenze depositate nella piattaforma italiana per la sorveglianza genomica delle varianti (I-Co-Gen) nell’ultima settimana di campionamento consolidata, 10-16 luglio (dati al 31 luglio), in co-circolazione con XBB.1.9, XBB.1.5 e XBB.1.16, più conosciute come Hyperion, Kraken e Arturo (Arcturus), tutte appartenenti alla grande famiglia Omicron.
Nei Paesi in cui la circolazione di Eris è più sostenuta – come nel Regno Unito, dove la nuova variante è attualmente la seconda più diffusa dopo Arcturus – si sta assistendo a aumento dei ricoveri ospedalieri, in particolare tra gli anziani, sebbene i livelli complessivi rimangano complessivamente bassi. Una situazione che ha richiamato l’attenzione sui sintomi di Covid più comuni, come mal di gola, tosse e naso che cola, e soprattutto sui rischi rappresentati dalla variante Eris, per la quale le prime analisi fortunatamente escludono una maggiore contagiosità e virulenza, pur suggerendo una più alta capacità di evasione immunitaria rispetto al ceppo da cui ha avuto origine (XBB.1.9.2).
Per comprendere l’intero impatto delle mutazioni di Eris sono necessarie ulteriori ricerche, ma quanto emerso finora non ha evidenziato alcun cambiamento importante nella natura dei sintomi di Covid rispetto alle ondate precedenti.
Covid, i sintomi della variante Eris
Secondo gli ultimi dati dello Zoe Health Study, il progetto attraverso cui si possono segnalare i segni clinici di Covid sperimentati dopo il contagio, i sintomi più comuni della variante Eris sono simili a quelli riportati per le ultime varianti di Omicron, anche se la frequenza di alcuni sembra variare.
I sintomi più comuni sono:
Mal di gola
Naso che cola
Naso chiuso
Starnuti
Tosse secca
Mal di testa
Tosse grassa
Voce rauca
Dolori muscolari e articolari
Alterazioni del senso dell’olfatto
Tra questi dieci sintomi non è presente la febbre che, da quando le diverse sotto-varianti di Omicron hanno cominciato a circolare, è un segno di infezione molto meno frequente, così come la mancanza di respiro e la perdita dell’olfatto (anosmia).
L’anosmia, in particolare, è da tempo fuori dalla top ten dei sintomi più comuni (attualmente in 14° posizione), nonostante sia stato un indicatore chiave di Covid e Long Covid nelle prime fasi della pandemia. Dolore e bruciore alla gola, starnuti più frequenti e mal di testa sono invece diventati segni più frequenti di infezione, spesso sottovalutati da chi ha contratto il Covid.
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