Il rinnovo dei contratti per i dipendenti pubblici ha bisogno di regole e di fondi. Sulle risorse, visto il quadro di finanza pubblica, non sarà semplice trovare il punto d’incontro fra domanda e offerta, ma sul quadro delle regole le prospettive potrebbero rivelarsi più semplici e facilitare il riavvio della macchina. Per questa ragione prende consistenza l’ipotesi di anticipare nell’ambito della manovra due temi allo studio nella riforma del pubblico impiego, il cui decreto attuativo arriverà però più tardi: l’obiettivo è quello di ridare spazi di autonomia alle trattative contrattuali, sottraendo alla legge la disciplina di dettaglio in particolare su flessibilità e produttività, e ripensare quindi la griglia rigida imposta dalla legge Brunetta. La riforma del 2009, congelata insieme ai contratti,impone di destinare ai premi individuali la «quota prevalente» delle risorse per la produttività, e di dividere i dipendenti in tre fasce concentrando il 50% delle risorse sul 25% più produttivo, il restante 50% delle risorse è destinato al 50% del personale, lasciando senza alcun incremento il 25% dei dipendenti.
L’incrocio fra queste regole e i limiti alle risorse a disposizione per i nuovi contratti rischia di tradurre il rinnovo in un taglio in busta paga per un gruppo di dipendenti, e comunque rappresenta un ostacolo pesante sulle trattative.
Sul rilancio delle relazioni industriali puntano i sindacati che ieri, in un attivo unitario riunito a Roma con le rispettive segreterie di categoria, hanno dato il primo via libera alla piattaforma del rinnovo contrattuale: «Vogliamo per pubblico e privato stesse regole sulla democrazia e stesse opportunità per la contrattazione – sottolineano Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl Uil-Pa –. Che vuol dire stesse responsabilità, ma anche stesse possibilità di sviluppo professionale e valorizzazione delle competenze. E stesso ruolo nel definire le regole del gioco. Bisogna riassegnare alla contrattazione la funzione di regolare condizioni e organizzazione del lavoro». La parola d’ordine, per Cgil, Cisl e Uil è superare la legge Brunetta. Tra i sindacati c’è attesa per l’atto di indirizzo del ministro Madia, necessario per avviare la fase negoziale.
Il principale nodo da sciogliere è quello delle risorse economiche: dopo sette anni di blocco dei contratti, i 300 milioni assegnati dal governo per gli aumenti del 2016 sono considerati del tutto insufficienti dai sindacati che, in vista della legge di Bilancio,chiedono incrementi ai livelli di quelli ottenuti nel privato. Allo studio del governo c’è l’ipotesi di assegnare una dote aggiuntiva di 500 milioni per lo sblocco dei contratti pubblici. «Il contratto è un diritto – sostengono i sindacati -, ma è anche lo strumento per garantire migliori servizi ai cittadini: con più produttività, più motivazione, più partecipazione».
Giorgio Pogliotti e Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 28 settembre 2016